Cosenza, un quarto di secolo da quel boato: Zampagna e il gol che sfidò il tempo
Il 19 novembre 2000 nasceva un ricordo eterno per il popolo rossoblù: oggi, a 25 anni di distanza, quel pomeriggio resta scolpito nella memoria mentre tutto attorno è cambiato
Sono passati esattamente 25 anni da quel Cosenza-Salernitana del 19 novembre 2000, che per un’intera generazione di tifosi rossoblù non è una semplice partita ma una fotografia indelebile del tempo. Un tempo che oggi appare lontanissimo, quasi appartenente a un altro mondo. E forse lo è.
Venticinque anni fa non esistevano i social, i telefoni erano ancora con l’antenna estraibile, gli sms costavano e si scrivevano col T9, Google muoveva i primi passi e Youtube sarebbe arrivato solo cinque anni dopo. Figurarsi TikTok o Instagram. La vita scorreva diversamente: niente dirette, niente stories, niente notifiche. Ogni emozione si viveva lì, di persona, condivisa solo con chi era allo stadio o davanti alla TV.
Il gol sotto il diluvio
In quel mondo così diverso, sotto un diluvio che oggi definiremmo “epico”, Riccardo Zampagna entrò nella storia del Cosenza. Al 93’, in mischia, con una girata da attaccante vero, spedì il pallone alle spalle di Soviero e fece esplodere il San Vito. Mutti, solitamente glaciale, mollò ogni freno e corse ad abbracciarlo. Quel gol non fu solo un gol: fu un grido collettivo, una città che sognava, una squadra che sembrava poter toccare il cielo chiamato Serie A. Poi finì diversamente, ma quel pomeriggio era lecito pensare in grande. Quell’annata fu la prima davvero grande per Zampagna, che chiuse con 10 reti e conquistò per sempre l’affetto della piazza. Amava la città, i tifosi, l’ambiente. E il ricordo di quel giorno, ancora oggi, lo cita spesso con orgoglio. Del resto, fu il suo primo gol in Serie B.
Al Liceo Telesio, addirittura, un torneo scolastico fu intitolato a lui. Alla finale diede il calcio d’inizio tra un mare di ragazzi che sognavano la Serie A, chiedendogli autografi persino sulle mille lire. Oggi, dopo un quarto di secolo, il mondo è diventato altro. Viviamo nell’era delle intelligenze artificiali, dei contenuti istantanei, dei bambini che crescono con uno smartphone in mano. Le città, gli stadi, il calcio, persino il modo di tifare si sono trasformati. Eppure quel gol no. Quello resta immutato. Uguale a com’era allora: emozione pura. Inalterata nel tempo, come solo i ricordi più forti sanno essere. A 25 anni di distanza, Cosenza rivive ancora quel 93’. E chi c’era lo sente ancora dentro, più vivo di ieri. Perché certe giornate non passano. Semplicemente restano.