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16/08/2023 ore 14.20
Cosenza Calcio

Mr. Caserta e la stecca di alluminio

Un mercato con un grande ritorno, conferme e buoni innesti. I segnali positivi di coppa. E un allenatore propositivo. Per una volta, il Cosenza non si presenta al via da “cenerentola”. Ma è ancora presto per dire che campionato potrà disputare
di Andrea Marotta

Ci avete mai fatto caso che, nei suoi film a tema biliardo, Francesco Nuti non si racconta mai come un vincente? Sarà per questo che resta, ancora oggi, uno dei miei attori preferiti. E che, dopo la sua morte, quelle pellicole mi sono ritovato a rivederle un po’ tutte. Certo, Casablanca Casablanca si chiude con un titolo mondiale, ma Il signor Quindicipalle e (soprattutto) Io, Chiara e lo Scuro mettono in pellicola il loser per eccellenza. E cioè quello a cui manca sempre qualcosa per essere il più forte. O, forse, è proprio quella mancanza a renderlo davvero il migliore.

Su un monologo del genere (e sugli occhi di Giuliana De Sio) si potrebbe restare inchiodati tutta la vita. La stecca di legno e il suo cuore. Quella d’alluminio e il cuore che devi mettercelo te. L’anima delle cose e noi, insomma. Nel calcio un discorso del genere si potrebbe cucire anche addosso agli allenatori. Spesso si sottovaluta l’impatto della loro persona e del loro metodo su un collettivo. E invece la differenza tra quelli bravi e quelli no sta proprio qui: chi sa maneggiare la stecca e chi no. Chi sa trasmetterle l’anima e chi non ci riesce.

Nell’ultimo Minamò ci eravamo lasciati con l’auspicio che William Viali restasse sulla panchina rossoblù. L’idea era garantire, per una volta, continuità con una stagione sì tribolata, ma dall’esito positivo. Ce lo ritroviamo, invece, subito avversario alla prima giornata seduto su quella dell’Ascoli.

Alla fine Gemmi ha virato su Fabio Caserta e le prime uscite stagionali gli stanno dando ragione. Un tecnico giovane, che prima ha portato la Juve Stabia in B, poi ha fatto lo stesso con il Perugia e ha rischiato di ripetersi a Benevento, direzione serie A. Certo, non sono mancati pure i passi falsi (la retrocessione delle Vespe, l’esonero con le Streghe), ma parliamo di un allenatore autenticamente propositivo, capace di far giocare (e bene) le proprie squadre. Uno, insomma, da stecca di alluminio.

Ce ne siamo accorti prima in amichevole col Frosinone, poi in Coppa Italia col Sassuolo. La riconquista palla in difesa, la ricerca della batteria dei trequartisti, il gioco tra le linee con la mediana del 4-2-3-1, il lavoro continuo di Martino e D’Orazio sulle fasce, accenni di costruzione bassa ma senza patemi né azzardi, la garra di una rimonta riuscita e di un’altra svanita solo ai supplementari. La vera novità è vedere una squadra che non si fa prendere a pallate. E che ha tenuto testa a due formazioni di categoria superiore, oltre che a causa di certi limiti di entrambe, non grazie a una condizione atletica più avanzata, ma per la capacità di Caserta di trasmettere la propria anima alla stecca. E ai suoi giocatori di apprenderla.

D’altronde la stecca, per una volta, sembra davvero di alluminio e non di pvc. Rispetto al 2022, va dato atto a Gemmi di aver lavorato meglio. La conferma di Micai permette di cominciare una stagione con un portiere vero. In difesa le partenze di Vaisanen e Rigione mettono, per ora, al centro del reparto Meroni e Venturi – in attesa di scoprire Fontanarosa e, a quanto pare, Sgarbi. E, a proposito di stecche d’alluminio, spesso la bravura di un tecnico è ritagliare ruoli nuovi ai calciatori che già c’erano: la scelta di schierare Voca più avanzato, per esempio, pare azzeccata. Come quella di mettere al centro di un progetto, in tempi di sirene arabe e pochi Ulisse, un calciatore che ha dimostrato di avercela un’anima (bentornato, Gennaro).

Le chiavi della mediana per ora sono affidate a Calò e Zuccon (ma Viviani è pronto ad aggiungersi al progetto). E ci sono profili importanti sulla trequarti, con D’Urso, Marras, Mazzocchi e Florenzi.

Se un problema, un difetto va trovato, sta in un paio di tasselli ancora mancanti. Con ogni evidenza, da qui a fine mercato servono un altro terzino, un altro trequartista e un’altra punta. Eppure, oggi come oggi, mi sorprenderei davvero nel ritrovare una squadra così a lottare nei bassifondi.

Quella al via mi sembra una serie B meno competitiva, per certi aspetti, rispetto alle ultime stagioni. Lo scorso anno la zona retrocessione si infittì di formazioni blasonate, come Benevento, Spal, Perugia e Brescia: non credo accadrà anche stavolta. Per ora Parma, Cremonese e Spezia sembrano una spanna sopra le altre. Subito dopo metto Venezia e Palermo, mentre la Samp sta in un gruppone dove, assieme a Bari e altre squadre che hanno cambiato tanto (e potrebbero far fatica a carburare), potrei inserire anche la Reggiana. Tutto questo in attesa di sciogliere le due X che segnano in modo surreale questo inizio zoppo di torneo.

E a questo punto voi forse vorreste sapere, con quei tre innesti che ho indicato, in quale gruppo starebbe per me il Cosenza. Io penso che sarebbe come chiedersi come finisce davvero un film, ovvero oltre il finale sancito dal montaggio. In questo Nuti era davvero magistrale. Finali aperti alla fantasia dello spettatore. Eppure io credo che, dopo sei stagioni difficili, questo Cosenza possa farci divertire. E magari, come il Romeo in Tutta colpa del Paradiso, piazzare una di quelle mezzerovesciate che lasciano tutti a bocca aperta.