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11/09/2024 ore 10.02
Cosenza Calcio

Ricomincio da cinque

Un buon inizio. Una penalizzazione attesa e, forse, eccessiva. I Lupi ripartono dal punto di Palermo, ma non devono dimenticare il buon fatto finora. Figlio dell'entusiasmo di una rosa incompleta, ma giovane e agguerrita
di Andrea Marotta

Eri l’idolo della Sud, ora alleni la Roma da sette mesi. Sei riuscito a portarla a un soffio dalla finale di Europa League. Ma ora vieni da un punto in due partite, il mercato della società è stato ambizioso e ti giochi una bella fetta di fiducia contro la Juve a Torino. Scegli l’undici titolare e decidi di lasciare in panchina i campioni del mondo Paredes e Dybala per giocarti la scommessa: Nicola Pisilli, anni diciannove, gioiello della Primavera e con poche apparizioni in prima squadra.

Se n’è parlato moltissimo e ha avuto ovviamente un’ampia eco, ma per me la scelta a sorpresa di Daniele De Rossi alla terza di campionato sta un gradino sotto a quella con cui Massimiliano Alvini, a Palermo, è riuscito a strappare un punto a una delle corazzate del torneo. Perché perdere al Barbera, dopo la mannaia del -4, con una squadra ch’è ancora un cantiere aperto, sarebbe stato il modo peggiore di arrivare alla prima sosta.

Era dal -9 nel 1995 che il Cosenza non si trovava in una situazione simile in serie B. E, se in quello stesso anno la canzone di Luniz celebrava il cameratismo (e non solo) tra amici, oggi I got five on it devono ripeterselo anche i Lupi. Sì, il torneo è ricominciato con un pareggio a Palermo, ma prima il Cosenza sul campo ha battuto la Cremonese e messo alle corde lo Spezia. E quando, ripartita da zero, ha rischiato di rimanerci nel momento migliore del Palermo, è ripartita da quella mossa: la sostituzione di uno stanco (e, a tratti, spento) D’Orazio con Strizzolo si è parcellizzata come un segnale e trasferita, non solo tatticamente, a ogni elemento in campo.

Insomma, l’Ingegnere (che così ribattezzo non per titolo di studio, ma per attitudine) dimostra sempre più di saper cavare anche il sangue dalle rape (dove per “rape” intendo “situazioni” e non “persone”). Cremonese, Palermo e Spezia avevano a disposizione in panchina quasi una seconda squadra: un’opzione che il calciomercato, ad Alvini, ha offerto solo a livello algebrico.

In molti criticano, per esempio, l’impiego insistito di Hristov, perché nelle reti subite a Mantova e Palermo ci sono (anche) responsabilità da parte sua. Ma, come insegna Julio Velasco, negli sport di squadra è inutile scusarsi o rincorrere chi ha commesso l’errore. Credo inoltre che, nel bulgaro, per necessità o virtù, Alvini abbia visto qualcosa su cui lavorare e da far maturare – e se non giochi, maturi poco.

Continua a non convincermi del tutto l’opzione Florenzi centrale (meglio Jose Mauri, quando avrà i novanta minuti). Molto bene, invece, Kouan (fondamentale nel guidare la pressione alta pretesa da Alvini). Meglio Kourfalidis di Charlys, ma in quest’ultimo vedo maggiori margini di crescita. Molto bene Ciervo, meglio del previsto Caporale. E se la rete di Rizzo Pinna a Mantova, quel rasoterra a beffare Festa, rivela un calciatore veloce e intelligente, quelle di Fumagalli descrivono invece una prima punta tecnica e potente che (in attesa di Strizzolo) dialoga bene sia con Mazzocchi che con Sankoh. Quest’ultimo, a causa della rete fallita contro lo Spezia, è stato frettolosamente catalogato alla voce Mbakogu, ma a me pare abbia delle caratteristiche importanti e assenti, invece, negli altri attaccanti in rosa.

Il punto è che le squadre “giovani” non hanno esperienza, si dice, ed è vero. Pensate a quel momento della vita in cui, come Coolio, vi siete chiesti I’m 23 now, but will I live to see 24? Pensate al vostro primo lavoro, all’entusiasmo che ci avete messo, a quanto ha impiegato a crescervi il pelo sullo stomaco, alla bravura che magari si è trasformata in abilità, abitudine o noia. In un momento di forti tensioni nello spogliatoio, è questo ad aver spinto De Rossi a puntare secco sulla freschezza di Pisilli. Allo stesso modo lo slancio che sapeva trasmettere il San Vito ai giovani, negli anni Ottanta e Novanta, è stata una delle principali ragioni che hanno spinto società come Torino, Milan, Fiorentina e Parma a indirizzare i loro ragazzi più promettenti verso Cosenza. Forse è solo una suggestione, ma la combo tattica di Alvini (pressing alto e circolazione palla paziente, mai forzata) sembra il mix giusto per sfruttare la foga di questi giovani.

Non siamo lontani dalla rosa allestita in pochi giorni da Goretti per Zaffaroni, scrissi alla viglia di Ferragosto. Forse ho esagerato: in questi ragazzi c’è più tecnica e anima di quanto avessi intravisto. Quel ch’è certo è che il lavoro sul campo di Alvini avrebbe meritato maggior supporto in sede di mercato da parte di Delvecchio e DesapareUrsino (ormai non basta più nemmeno Chi l’ha visto?, qui serve direttamente X-Files). Al netto dei calciatori che dobbiamo ancora giudicare sul campo, su tutti Strizzolo e Ricci (la loro esperienza può essere molto utile), sono sicuro che almeno un difensore centrale in più avrebbe giovato: il fatto che Micai sia sempre tra i migliori in campo non è solo la conferma dell’enorme valore del nostro portiere.

Le quattro sfide che ci attendono alla ripresa sono, se possibile, più complicate di quelle che l’hanno proceduta. Perché Sampdoria e Bari sono le due grandi deluse di questo avvio, mentre il Sudtirol era partito molto bene e il Sassuolo appare ancora incartato. Se vogliamo archiviare la penalizzazione alla voce “brutti ricordi”, il momento è quello giusto. Per motivi diversi sono tutte avversarie a caccia di riscatto e, dunque, obbligate a scoprirsi per recuperare posizioni.

Amarti è come una battaglia e tutti ed entrambi ne usciamo feriti, cantava Lauryn Hill e quel -4 è un taglio che il Cosenza deve cercare di rammendare presto, dimenticando e ricordando al tempo stesso i punti conquistati e persi (in attesa che, magari, qualcosa possa esserci restituito). Ci saranno ancora partite come quella di Mantova, un pareggio (bugiardo, perché avremmo meritato la vittoria) mandato all’aria sull’onda dell’entusiasmo per il 2-2 appena riacciuffato. Le squadre “giovani” sono spesso ingenue. Ma, come nella vittoria con la Cremonese, sono anche capaci di slanci e di caparbietà da “grande”, caratteristiche che Alvini mi pare stia coltivando nei suoi ragazzi. E, finché si vedrà tutto questo, per me tutto questo conterà più di tutto il resto.