Voglio vedere Nina volare (di nuovo)
In vita mia ho vinto il Fantacalcio due volte. La prima, nel lontano 1996/97, è quella di cui vado ancora più orgoglioso: presi a due spicci Inzaghi e Montella al debutto in serie A e Nesta in difesa (7 fisso in pagella) (ho sempre avuto un pallino per le scommesse sui giovani). Lo strapotere dell’Aeroplanino in quella stagione, per me, resta a distanza di quasi trent’anni la quintessenza dell’attaccante.
La seconda, invece, pochi mesi fa. Trascinata dalle reti di Immobile, Barak e Pasalic, dagli assist di Barella, Pellegrini e Singo, Verità per Denis è stata in vetta alla classifica quasi per l’intero campionato. Temo che per il terzo scudetto dovrò pazientare. Vi scrivo con addosso ancora i postumi dell’asta chiusa alle 2 di questa mattina. Mi ritrovo già nella quarta fase di elaborazione del lutto. Secondo l’amico Francesco La Luna ne esistono cinque: ho fatto una squadra di minatori; l’attaccante (scarso) su cui ho puntato quest’anno farà venti gol, me lo sento; forse ce la faccio ad arrivare a soldi; arrivo ultimo; sono ultimo.
La storia avrebbe dovuto insegnarmi che, a parte il Fantacalcio del 1996, ho sempre vinto (o sfiorato la vittoria) quando ho avuto il bomberone. Nel 1999 con Batistuta, nel 2016 con l’Higuain dell’ultima stagione napoletana (asta a busta chiusa), Ciruzzo nel campionato scorso. Per una serie di ragioni che non sto a spiegarvi (le aste a chiamata sono un meccanismo di strategia troppo complicato per essere accompagnato dallo sponsor Ichnusa), sono riuscito a spuntare la riconferma di Barella (calciatore feticcio da tre stagioni), a prendere in difesa Biraghi, Singo e Kim, Pogba, Sabiri e Candreva a centrocampo, ma in attacco ho dovuto ripiegare su Giroud, Di Maria e Muriel. Difficilmente Verità per Denis riuscirà a difendere lo scudetto.
Un altro debole che inibisce la mia lucidità nelle aste è la presenza in lista di ex giocatori del Cosenza. I miei avversari lo sanno e spesso ne approfittano per chiudere affari al confine con la circonvenzione d’incapace (passò alla storia uno scambio Dybala-Tutino) (alla pari) (vi prego di non ridere). Quest’anno ne ho tre: Falcone e Dermaku in difesa, Okereke (confermato) in attacco.
A mente fredda il problema del mio Fantacalcio è stato speculare e contrario a quello (vero) del Cosenza. Io ho investito 80 milioni sui difensori: troppi. Troppo pochi, invece, quelli che Gemmi ha destinato al reparto. È vero, da Benevento in poi le prove di Panico sono andate in crescendo e Gozzi ha fatto intravedere qualcosina, ma per coprire la fascia sinistra nell’arco dell’intera stagione sarebbe servito almeno un altro elemento. Sono invece molto contento per il ritorno di Camigliano (che, del resto, dal 2018 ha pascolato stabilmente a Cittadella, non proprio una piazza secondaria). Sospendo il giudizio su Kornvig e Sidibe, perché il fantacalcista che è in me e vinse nel 1996 è tentato dal vederci (senza ragioni precise) i nuovi Kjaer e Tourè.
Ad oggi il Cosenza potrebbe schierare una linea difensiva con Rispoli, Vaisanen, Rigione e uno tra Gozzi e Panico alle spalle di una mediana composta da Calò e Brescianini (o Voca), a protezione di un trio Florenzi-D’Urso-Brignola (o Merola) che imbecchi Larrivey in attacco. Il mio voto sul mercato oscilla tra il 6 e il 6,5 e molto dipenderà da quelle incognite di cui ho detto, ma a occhio il livello è superiore a quelli estivi delle ultime quattro stagioni.
Peraltro le prime partite di stagione confermano, per ora, l’esistenza un nodo di cui avevo parlato alla vigilia del debutto, e cioè l’attacco. Senza nulla togliere a Larrivey, che resta il migliore degli attaccanti a disposizione di Dionigi, non sono ancora riuscito a vedere in Butic le caratteristiche di una vera alternativa all’argentino. Temo anche che Zilli abbia percepito di essere un gradino sotto nelle preferenze di Dionigi, ma gli corre l’obbligo di recuperare al più presto la serena incoscienza con cui affrontò il finale dello scorso campionato (e che fu decisiva nella corsa salvezza).
In quel frangente godeva della fiducia di Bisoli; stavolta mi pare debba ancora conquistarsela. Tra aprile e maggio volava sulle ali dell’entusiasmo dei vent’anni, a Parma mi è sembrato giocare quasi appesantito dall’onere di chi si ritrovi addosso l’onere della prova. Per dirla alla Hey Jude, il ragazzo non può davvero entrare in campo caricandosi il mondo sulle spalle. È il classico meccanismo che spinge un calciatore a optare sempre per la scelta più complicata, nel tentativo di stupire. Il campionato è lungo e io sono convinto che la nostra Nina tornerà a volare, ma deve ritrovare al più presto il coraggio del pettirosso e la leggerezza dei calabroni. E l’allenatore ha il compito di aiutarlo in questo percorso.
Dopo due partite nelle quali, tutto sommato, ogni cosa era filata per il verso giusto, a Parma invece il Cosenza ha visto cosa più succedere a una squadra come le nostra in una gara in cui tutto gira contro. Non solo l’arbitraggio, ma proprio gli episodi. Tieni il campo e, alla prima palla sporca, vai sotto. Sfiori il pari nella ripresa, ma l’avversario sale in cattedra (e vivaddio, visto il divario tecnico) e meriterebbe il raddoppio. Invece la partita resta aperta, ma mancano energie e lucidità nel finale per strappare il punticino (che sarebbe stato più che legittimo). Al Tardini i ducali erano chiamati a vincere a tutti i costi dopo un avvio in chiaroscuro, lo saranno ancor di più le Fere rossoverdi reduci da un’agghiacciante sconfitta per 4-1 col Modena. Che però non deve trarci in inganno. È la stessa Ternana che tutto sommato ha tenuto testa all’Ascoli rivelazione di questo avvio di torneo, e poi ha sconfitto la Reggina. Se quello del Braglia sia stato un principio di ammutinamento (imbarazzanti alcuni dei gol subiti) oppure un’isolata caduta della concentrazione, lo vedremo in campo.
Dove spero si possa palesare quanto prima Calò. Perché è vero che la nostra pericolosità offensiva al momento è molto limitata, ma temo che questo dipenda soprattutto dalla carenza di idee in regia. Brescianini è un buon giocatore, ma io credo che la coppia centrale per ora dovrebbe essere formata dall’ex Juve Stabia e da Voca. E tuttavia, dopo un’asta al Fantacalcio in cui sono partito per comprare Vlahovic e ho preso Giroud (che è come scritturare come protagonista Gloria Guida e poi ripiegare su Anna Mazzamauro) fareste bene a dubitare seriamente di me.