Arresti a Cosenza, ecco i punti di contatto con le inchieste antimafia del passato
Gli investigatori di Cosenza, dall’Arma dei carabinieri alla Guardia di Finanza, ritengono di aver riscritto la storia della ‘ndrangheta cosentina, con l’ultima inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha portato a 202 misure cautelari, a vario titolo, per associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione, armi, usura e, tra le altre, intestazioni fittizie di beni. Un’indagine vasta e corposa che, come vi abbiamo raccontato in altri servizi (leggi in fondo all’articolo), raggruppa le vicende giudiziarie di tanti processi che si sono svolti negli ultimi 20 anni a Cosenza.
Storie di ‘ndrangheta che vedono come protagonisti (in negativo) gli esponenti delle famiglie cosentine, unitesi in un solo gruppo, ovvero la presunta confederazione, per rafforzare il vincolo intimidatorio e arricchirsi illecitamente, con varie azioni delittuose. Fatti che ricordano il passato, quando l’allora clan “Lanzino” di Cosenza e gli altri clan della città, agivano contro i commercianti e gli imprenditori del territorio (e non) al fine di imporre il “pizzo”. All’epoca però si sparava, oggi invece la situazione è cambiata. Avvengono pestaggi per chi non rispetta i “patti”, che sono quelli di pagare i debiti di droga. Ma a Cosenza, almeno ad oggi, gli omicidi di ‘ndrangheta sono un lontano ricordo.
Basti pensare che il capo della presunta confederazione mafiosa operante tra Cosenza e Rende, Francesco Patitucci avrebbe evitato che nell’area urbana si consumasse un delitto di un certo spessore, ad opera forse delle consorterie della Sibaritide. Eventi di sangue che potevano aumentare l’attenzione delle forze dell’ordine. Ma in realtà, gli investigatori specializzati nelle indagini antimafia, erano già all’opera e hanno captato tutto ciò che si dicevano nell’appartamento di Patitucci e in altri contesti in cui operavano, a dire della Dda di Catanzaro, gli altri presunti sodalizi criminali.
L’ultima indagine antimafia contro la ‘ndrangheta cosentina, che senza la norma sulla presunzione d’innocenza, varata in Parlamento lo scorso 14 dicembre 2021, sarebbe stata denominata convenzionalmente “Sistema“, traendo spunto dall’organizzazione degli Abbruzzese, sull’ingente traffico di sostanze stupefacenti nel territorio bruzio, ripercorre quindi gli altri processi che nei vari gradi di giudizio hanno ottenuto pronunce favorevoli per l’accusa. Si parte da “Garden“, la storia inchiesta antimafia, avvenuta prima del pentimento di Franco Pino, fino a “Missing“, senza dimenticare “Anaconda”, “Telesis”, “Terminator”, “Timpone Rosso”, “Vulpes”, “Nuova Famiglia”, “Doomsday”, “Apocalissse”, “Job Center”, “Acheruntia” e infine “Testa di Serpente”. Insomma, la storia della ‘ndrangheta cosentina.
Questo lavoro investigativo è stato molto importante per ricostruire l’evoluzione dei sodalizi criminali, valorizzando la composizione dei gruppi che da 20 anni a questa parte, hanno mantenuto un certo equilibrio, nonostante l’introduzione nel panorama ‘ndranghetistico cosentino del clan degli “zingari”, generatosi “grazie” ìa Francesco Bevilacqua, alias “Franchino ‘i Mafarda”, e portato avanti da Giovanni Abruzzese, insieme agli altri suoi parenti. Una storia, tuttavia, che per essere valida a livello giudiziario dovrà ottenere il vaglio dei giudici.
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