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10/06/2020 ore 09.15
Cronaca

Caporalato, 60 misure cautelari e sequestrate 14 aziende agricole

Dalle prime luci di questa mattina, oltre 300 finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, con l’ausilio di militari dei Reparti di Catanzaro e Crotone, stanno dando esecuzione, tra le Province di Cosenza e Matera, ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Castrovillari, dott. Luca Collitta, su richiesta del Sostituto
di Redazione

Dalle prime luci di questa mattina, oltre 300 finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, con l’ausilio di militari dei Reparti di Catanzaro e Crotone, stanno dando esecuzione, tra le Province di Cosenza e Matera, ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Castrovillari, dott. Luca Collitta, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Flavio Serracchiani, a carico di 60
persone, indagate di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita esfruttamento del lavoro (c.d. “caporalato”) ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’imponente attività della Guardia di Finanza ha condotto all’applicazione di 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere38 ordinanze di arresti domiciliari 8 ordinanze di sottoposizione all’obbligo di presentazione alla p.g.

Le Fiamme Gialle cosentine hanno, altresì, proceduto al sequestro preventivo di 14 aziende agricole, di cui 12 ubicate in provincia di Matera e 2 in provincia di Cosenza, per un valore stimato di quasi 8 milioni di euro, e di 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli reclutati.

L’indagine, denominata “Demetra”, trae origine dal controllo, effettuato dai finanzieri della Tenenza di Montegiordano, di un furgone che, diretto nelle campagne lucane, percorreva la S.S. 106 Jonica con a bordo n. 7 braccianti agricoli provenienti dalla sibaritide.

Le preliminari attività d’indagine conducevano, sin da subito, all’identificazione di numerosi soggetti, italiani e stranieri (in particolare, di nazionalità pakistana, magrebina e dell’EstEuropea), impegnati in un’organizzata e fiorente attività di sfruttamento illecito di manodopera bracciantile, c.d. “caporalato”, e di favoreggiamento dell’immigrazioneclandestina nella piana di Sibari.

Le investigazioni, durate più di un anno, hanno visto le Fiamme Gialle di Montegiordano impegnate in un’intensa attività di intercettazione, in numerosi e mirati servizi di osservazione e pedinamentolocalizzazioni GPSsequestriacquisizioni documentalied assunzione di sommarie informazioni.

All’esito, è emerso un quadro indiziario grave ed univocamente attestante plurime e reiterate condotte di sfruttamento ed utilizzazione illecita di manodopera, spesso reclutata anche attingendo dai C.A.S.I. locali, nonché di favoreggiamentodell’immigrazione clandestina.

Oltre 200 i braccianti reclutati e condotti sui campi in condizioni di sfruttamento, costretti a lavorare in assenza di dispositivi di protezione individuale, impiegati in turni di lavoro usuranti e costretti ad accettare condizioni di lavoro degradanti e non conformi alle prescrizioni giuslavoristiche vigenti nel settore.

Due le associazioni criminali smantellate dalla Guardia di Finanza ed operanti tra la Calabria e la Basilicata.

La primacui appartenevano, a vario titolo, 47 soggetti, impegnata in una fiorente attivitàd’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’organizzazione era così composta:

Dopo essersi procurati la documentazione necessaria, gli indagati organizzavano le nozze presso il Comune di competenza e, nel giorno stabilito, con la compartecipazione di testimoni fittiziaveva luogo il matrimonio tra i finti nubendi i quali, poi, decorsi i termini di legge, si attivavano subito per attivare il procedimento di separazione personale prima e divorzio poi.

Le penetranti investigazioni della Guardia di Finanza hanno, altresì, permesso di: