Caruso shock sul nuovo ospedale: «La Regione non lo vuole, sta dalla parte della sanità privata»
Nell’annosa e stucchevole telenovela relativa alla costruzione del nuovo ospedale di Cosenza, si registra un nuovo capitolo vergato dal sindaco Franz Caruso, protagonista di un intervento dai toni piuttosto accesi durante l’iniziativa promossa dal Partito Democratico nel pomeriggio di ieri, a difesa della sanità pubblica.
Invitato a portare un saluto istituzionale in apertura dell’appuntamento, il primo cittadino ha snocciolato le gravi carenze dell’Annunziata, attuale Hub di riferimento della provincia «dove – ha ricordato – rispetto a quanto previsto per decreto mancano all’appello oltre duecento posti letto». Ma soprattutto ha espresso forte preoccupazione per la scelta della Regione di rimettere in discussione il sito di Vaglio Lise individuato «con apposito studio di fattibilità e ritenuto il più idoneo per ospitare l’importante infrastruttura».
Come si ricorderà, la Regione nello scorso mese di giugno ha avviato l’iter per compiere un nuovo studio comparativo tra l’area di Vaglio Lise appunto, ed altre due zone non prese in esame nel precedente lavoro commissionato dall’amministrazione Oliverio, una delle quali si trova ad Arcavacata nei pressi dell’Università della Calabria dove è stato istituito il corso di laurea in medicina, chirurgia e tecnologie digitali. «L’azione esercitata dagli uffici regionali è illegittima – ha sottolineato Franz Caruso – tanto che abbiamo impugnato davanti al Tar il provvedimento. Ma quello che temo – ha tuonato il sindaco – è che si tratti di una manovra per ritardare l’avvio del cantiere mettendo a repentaglio le ingenti risorse già stanziate dall’Inail». Poi l’affondo: «Ho paura che si voglia spingere non per trasferire la sede del nuovo ospedale ad altro sito, ma addirittura per fare in modo che non venga costruito né ora né mai per favorire gli interessi della sanità privata».
Mentre il sindaco ribadiva la necessità di non scostarsi dall’ipotesi Vaglio Lise, lanciando i suoi strali su chi suggerisce di percorrere altre strade, Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd in Consiglio Regionale e coordinatore del convegno, rilasciava al nostro network una dichiarazione di tutt’altro tenore: «Bisogna aprire un ragionamento serio, non campanilistico ma legato al nuovo scenario caratterizzato dall’avvio del corso di medicina all’Unical. Serve un dibattito istituzionale con i comuni interessati per arrivare alla soluzione migliore per i cittadini. Si parte dalla proposta di Vaglio Lise, già ratificata dalla precedente giunta regionale. Ma di fronte alle recenti novità c’è bisogno di riflettere ancora per arrivare ad una decisione non contro qualcuno ma per offrire i migliori servizi alla comunità».
Bevacqua ha coordinato l’incontro, ospitato nella sala Quintieri del Teatro Rendano, al quale hanno partecipato tutti i consiglieri del gruppo regionale democrat, segnatamente Amalia Bruni, Franco Iacucci, Ernesto Alecci, Raffaele Mammoliti, Antonio Billari. Sono inoltre intervenuti Carlo Borghetti, capogruppo Pd in Commissione Sanità nella Regione Lombardia, Micaela Fanelli, consigliere Pd del Molise e, da remoto il consigliere Pd della Ligura Roberto Arboscello e il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori che è pure segretario regionale laziale del Pd.
L’iniziativa si inquadra nella campagna di difesa della sanità pubblica promossa dal Partito Democratico su scala nazionale con il coinvolgimento anche delle forze sindacali e delle categorie sanitarie. Nei prossimi giorni il Pd depositerà in Parlamento una proposta di legge con l’obiettivo principale di incrementare fino al 7,5 percento del Pil nazionale, il fondo da destinare alla sanità pubblica.
Nelle conclusioni il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Partito Democratico, ha subito sgombrato il campo rispetto alla finalità di questo ciclo di manifestazioni condotte lungo l’intera penisola: «Non è campagna elettorale: la sanità è un argomento di dignità. Soprattutto per la Calabria. Senza un servizio sanitario efficiente i diritti dei calabresi sono finiti. Non possiamo più accettare che i calabresi per curarsi debbano partire oppure rivolgersi ai privati. Ai privati si rivolgono se hanno la carta di credito per farlo. Se non ce l’hanno muoiono. Vogliamo che sulla sanità si faccia una campagna di dignità e resistenza per garantire parità di diritti per tutti i cittadini italiani».