C'era una volta a Cosenza, storie d'amore e di evasione a Colle Triglio
di Marco Cribari
Uno dei luoghi più belli e suggestivi della città, ma anche uno fra i più insicuri. Palazzo Arnone, ubicato in cima a colle Triglio, è stato fino alla fine del 1982 carcere cittadino e, fino a un paio di decenni prima, anche sede del tribunale. È un ex convento la cui costruzione risale al 1600, del tutto inadeguato all’utilizzo che se n’è fatto per anni. Non a caso, già intorno al 1952 era previsto il trasloco di personale e popolazione detenuta nel nuovo penitenziario di via Popilia, cosa che avverrà con trent’anni di ritardo sulla tabella di marcia. Cose che accadevano all’epoca. E che accadono ancora oggi.
I limiti strutturali dell’edificio sono pure troppo evidenti, con le celle che affacciano sulla strada e danno così la possibilità ai reclusi di comunicare agevolmente con il mondo esterno. E non solo. Pistole e coltelli entrano ed escono dall’edificio con facilità disarmante, polizia penitenziaria e magistratura di sorveglianza dichiarano apertamente la propria impotenza rispetto allo strapotere interno dei boss, tutti nodi che verranno al pettine all’inizio degli Ottanta, quando in città infuria la guerra di mafia. E anche il vecchio carcere, suo malgrado, diventa campo di battaglia con agguati e sparatorie a cadenza quasi settimanale.
Non si tratterà di un epilogo inatteso, semmai annunciato. Segnali della tempesta imminente si erano manifestati anche nei decenni precedenti: tentativi di evasione per lo più, episodi incruenti (o quasi) e finanche ammantati di un certo romanticismo criminale. Due, in particolare, quelli più rappresentativi. C’era una volta a Colle Triglio…