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14/07/2023 ore 13.40
Cronaca

Corigliano Rossano, 120mila euro per ingiusta detenzione a tre romeni

La Corte d'Appello di Catanzaro ha accolto l'istanza presentata dalla difesa dei tre imputati in merito a una vicenda giudiziaria accaduta nell'autunno del 2010
di Antonio Alizzi

Arrestati per un reato che non avevano commesso, privati della libertà personale per oltre 100 giorni, senza che fosse sussistente l’ipotesi accusatoria. Questo il destino di tre romeni – P. L., R. M., V. C. N. – finiti in manette per una rissa avvenuta nell’autunno del 2010 a Corigliano Rossano (all’epoca Corigliano Calabro). La procura di Rossano, in quel momento ancora distaccata da quella di Castrovillari, aveva individuato i tre uomini quali partecipi dell’aggressione nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Corigliano Calabro scalo.

Nel 2010, il pubblico ministero Paolo Remer, radiato tre anni dopo dalla magistratura per un caso di pedopornografia, sosteneva che i tre indagati avessero preso parte al fatto-reato, nonostante l’ampia collaborazione degli stessi con gli investigatori e inquirenti. Ma tutto ciò non evitò la misura cautelare ai tre romeni, uno dei quali, non parlando la lingua italiana, come gli altri due, cercò di spiegare ai carabinieri di essere stato vittima di un’aggressione che sarebbe stata compiuta da circa venti connazionali. Una rissa che, dal loro punto di vista, aveva coinvolto, come persona offesa, anche una delle mogli degli indagati, tra l’altro in stato di gravidanza.

I tre indagati, nelle varie escussioni rese ai militari dell’Arma, avevano indicato pure i nomi dei presunti aggressori. Tuttavia, la procura di Rossano, all’esito della prima attività investigativa, ritenne che i tre romeni avessero partecipato alla rissa. Questo determinò l’applicazione della misura cautelare. La difesa, rappresentata dall’avvocato Michelangelo Russo, evidenziando come fosse insussistenza la gravità indiziaria, chiese al gip competente l’incidente probatorio, ma il pm si oppose con la richiesta di giudizio immediato, formulato nel gennaio del 2011, nonostante non fossero affatto cristallizzate le condotte dei tre.

Per l’avvocato difensore, come sottolineato nell’istanza presentata in Corte d’Appello, a Catanzaro, per ingiusta detenzione, il caso poteva essere chiuso già nella fase delle indagini preliminari E questo avrebbe permesso allo Stato di risparmiare la somma di 120mila euro che invece i giudici hanno riconosciuto ai tre romeni. La storia finì con la piena assoluzione dell’allora imputati che oggi a distanza di anni hanno avuto piena giustizia anche in termini economici.