Coronavirus in Calabria, dal "paziente 1" al giorno 0
La Calabria ha percorso la sua via Crucis del Covid, attraversando una strada lastricata da 35.975 tamponi, dal 28 febbraio fino ad oggi, 2 maggio 2020. Ma non è finita. Il giorno zero è una boccata di ossigeno, ma non un traguardo. Secondo uno studio effettuato da OpenCalabria, sarebbero almeno sei volte tanto i contagiati che sono fuggiti alle registrazione perché mai sottoposti a tampone. Se oggi abbiamo zero contagi non significa che ci siano zero potenziali fonti di diffusione virale.
Dal giorno in cui, un anziano originario di Cetraro, arrivò con un pullman da Casalpusterlengo, fino a questa mattina, sembrano trascorsi cento anni. Invece sono poco più di due mesi. Sessanta giorni di lock-down, tra picchi e discese, focolai attizzati da mancanza di prudenza, per caso o negligenza, e poi spenti o quasi, a volte con un costo altissimo.
Sembra una vita fa, quando ad abbassarsi erano solo le saracinesche dei negozi cinesi e i negozi di sushi cambiavano gestione nel tentativo disperato di salvare le proprie attività. Invece il destino ha toccato tutti, costringendo negozi di abbigliamento, bar, locali, pizzerie, a sospendere il proprio lavoro in attesa della fine di un incubo. Ripercorriamo proprio i picchi e le discese del virus, che in questi due mesi, in provincia di Cosenza, hanno reso l’attesa una sudata resistenza.
BLACK DAYS
- Marzo
La prima impennata del bollettino è datata fine marzo. Tra il 22 e il 23 marzoil bollettino “salta” da 7 a 19 casi. Il comune di Santo Stefano, viene blindato e si registra il primo caso di positività al virus in una bambina di appena 14 mesi. Nonostante la chiusura, il virus si è già propagato nei dintorni ed è Rogliano a essere ferita gravemente dal colpo di coda. Il sindaco, Giovanni Altomare, insieme al vicesindaco e due assessori sono i primi a pagarne le conseguenze, risultano positivi al tampone e ricoverati all’ospedale di Cosenza.
Altra impennata, dopo qualche giorno di tregua, è a cavallo tra il 25 e il 26 marzo. A Cosenza nevica. Sono sedici i casi in più registrati dall’Asp di Cosenza. È una salita anomala, il giorno prima solo sei casi, il giorno dopo 23 e la curva non sembra fermarsi anche a causa del focolaio di Bocchigliero che si affianca a quello di Rogliano. Intanto in provincia si piangono altri due morti, le vittime fino al giorno zero saranno 28 in tutto, 103 i guariti. E intanto che marzo finisce, finiscono anche i tamponi e la provincia rimane praticamente sguarnita per quattro lunghissimi giorni.
- Aprile
Fra il 3 e il 4 aprile, i numeri seguono un andamento ancora più bizzarro. Il 3 aprile in provincia si registra un solo caso, ma neanche il tempo di gioire che il giorno dopo siamo già a 34. Questo perché dopo la carenza di tamponi, l’Asp riesce a fare rifornimento e recupera il tempo perso. Aumentano i casi a Oriolo, San Lucido e Rogliano. Viene dimesso dal reparto di Malattie Infettive il “paziente 1” di Cetraro, e trasferito a Cardiologia per problemi al cuore. Dopo una crisi respiratoria morirà dopo pochi giorni. Ma i medici intanto fanno una scoperta sconcertante: l’uomo prima di morire era ritornato positivo. È il primo caso di ricontagio calabrese.
Alla vigilia di Pasqua, il contagio sembra essere rientrato: 3 casi il 10 aprile, 1 caso l’11, zero casi il 12, proprio la domenica di Pasqua si festeggia la luce che si intravede in fondo al tunnel. Ma dal giorno successivo, la Calabria, e la provincia di Cosenza in particolare, ripiombano nell’incubo. La paura si localizza nel comune di Torano Castello, all’interno di un clinica privata per anziani: “Villa Torano”. Nella notte di Pasquetta, i proprietari richiamano tutto il personale invitandolo a fare le valigie e aspettare nella struttura per sottoporsi a tampone.
Campanello d’allarme il ricovero di un’anziana all’ospedale di Cosenza, scoperta positiva al Covid. Purtroppo la donna il 27 aprile morirà nel reparto di Terapia intensiva. I tamponi vengono prelevati da Massimo Poggi in persona nella sede della Protezione civile, all’insaputa dell’Asp di Cosenza che saprà tutto il giorno dopo. Iniziano ad arrivare gli esiti e sono drammatici. La provincia di Cosenza, che fino a quel momento aveva sperato nell’azzeramento del contagio, vede balzi di 21, 15, 49 contagiati al giorno. Il totale farà 132 infetti (tra pazienti, personale e familiari e contatti del personale), e 4 vittime.
L’indagine della procura di Cosenza
La magistratura di Cosenza ha aperto un’inchiesta e, da alcune testimonianze, sembrerebbe che il virus circolasse già dai primi di aprile nella struttura. Intanto fa il giro del web un video promozionale in cui infermieri e Oss ballano e cantano accanto a degenti sprovvisti di mascherine, nelle cliniche del circuito “Vivere insieme”. Ad aprire il video proprio Poggi che annuncia: per fortuna, sta andando tutto bene.
L’ultimo allarme arriva da Castrovillari e San Lucido. Siamo ormai alla fine di aprile. Un anziano, che vive da solo, cade dalle scale, si ferisce la fronte e viene ricoverato in pronto Soccorso al “Ferrari” di Castrovillari. Ci resta qualche giorno. Alla vigilia del suo trasferimento in una Rsa gli viene fatto un tampone: positivo. Scatta l’allarme in tutto l’ospedale. Vengono ordinati 100 tamponi, poi ridotti a 45. Daranno tutti esito negativo. Come e da chi l’uomo abbia contratto il virus è ancora un mistero. Intanto a San Lucido, un altro giallo. Un barbiere, dichiarato guarito, torna a essere positivo. Per precauzione viene ricoverato a Cosenza e messo sotto osservazione.
- Maggio
Mentre la guerra si sposta dai reparti di Virologia ai banchi della politica, il 2 maggio la Calabria registra contagio 0. Ora che è stato raggiunto, bisogna tenerselo stretto.