Cosenza '82, la linea di sangue che univa l'area urbana
Aldo Mazzei, Diego Costabile e Isidoro Reganati: tre giovani diversi, ma dai destini intrecciati nella Rende degli anni Ottanta, quella del pub “Apocalisse”, dei derby in serie C1 con il Cosenza e una continuità con il capoluogo segnata col sangue e non solo territoriale.
Costabile lo chiamano il “farmacista”, lavora come magazziniere da Jorio e per questo si guadagna quel nomignolo colto. È intimo di Mario Pranno e si reca spesso sotto le finestre del carcere per rendere omaggio all’amico nei suoi periodi di detenzione. È lì che i nemici del boss di San Vito lo inquadrano e prendono nota del suo nome.
È possibile che proprio davanti alla casa circondariale si incroci con Aldo Mazzei, per gli amici Mario. Anche lui va spesso sotto quelle mura, ma per un motivo molto diverso da quello del “farmacista”: Aldo detto Mario, giovane camorrista del gruppo Pino, va lì a sfottere i detenuti del clan Perna-Pranno. Più volte, quegli altri lo sentono inveire, chiedono informazioni su quel temerario e vengono a sapere che di mestiere fa il giardiniere. Ma solo ogni tanto.
Nel frattempo, Isidoro Reganati, gira in lungo e in largo a bordo della sua Fiat 600. È inserito nel giro delle maisonette dell’Unical, dove si è fatto tanti amici. Fuma qualche canna, ma un giorno la passa alla donna sbagliata e, forse, non si limita solo a quello. La sua fine è già segnata, proprio come quella degli altri due.
Il primo a cadere è Mazzei. Ha già rischiato di morire una volta, quando gli tendono un agguato nel vecchio carcere di colle Triglio, e da allora se ne va in giro con un corsetto antiproiettili. Pierluigi Berardi, rapinatore a lui affine, lo conosce bene e ne ricorda il desiderio uscire dal giro criminale. Meditava di lasciare la città, ma non ne avrà il tempo. Il 21 ottobre del 1982, Mazzei passeggia in via Londra a contrada Tocci, proprio nei pressi della caserma dei carabinieri. Gli si affianca una Fiat 126 blu con Giuseppe Vitelli sul lato passeggeri armato di fucile calibro 12. Un colpo lo centra alle gambe, ma non ne impedisce la fuga. Mario corre per la sopravvivenza, ma il sicario lo raggiunge e lo finisce con altri sette colpi di pistola.
Un mese e tre giorni dopo, Isidoro Reganati “struscia” a bordo della sua vecchia 600. Passa davanti al motel Agip, dove stazionava suo fratello. Gli dice di non tornare tardi a casa quella sera e poi riparte. Pochi metri e gli si affianca una 112, a bordo c’è ancora Vitelli che spara all’impazzata fino a esaurimento colpi. Reganati è colpito e la sua utilitaria va a sbattere contro un palo della luce. Peppino scende dall’auto e gli svuota addosso un secondo caricatore.
Passa un po’ di tempo e il 3 maggio dell’83, Diego Costabile esce dalla farmacia in cui lavora. Percorre via Cimarosa a bordo della sua 126 rossa, a pochi passi da dove oggi sorge la chiesa di San Carlo Borromeo, quando un vespone con due giovani gli si affianca. «Fermati» gli intima uno dei due. Costabile scende dall’auto, ma dopo una breve discussione con Gianfranco Bruni e Berardi, viene raggiunto da una pistolettata in testa e muore sul colpo. A Cosenza così come a Rende, in quei giorni si poteva morire per mille e più ragioni.