Cosenza, assolti i medici del concorso di Ginecologia perché «il fatto non costituisce reato»
Il Gup Letizia Benigno assolve Michele Morelli, Paolo Turtulici e Gaetano Gigli, accusati di falso ideologico nel verbale della prova pratica. Il pm aveva chiesto fino a 3 anni di reclusione
Il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Cosenza, Letizia Benigno, ha assolto con formula piena — perché il fatto non costituisce reato — il prof. Michele Morelli e i dottori Paolo Turtulici e Gaetano Gigli, dirigenti medici dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. I tre imputati erano finiti a processo con l’accusa di falso ideologico fidefacente omissivo in relazione alle operazioni della prova pratica del concorso per due posti di dirigente medico in Ostetricia e Ginecologia, svoltasi il 5 giugno 2022.
L’accusa: falso nel verbale della prova pratica
Secondo la Procura di Cosenza, rappresentata dal sostituto procuratore Rossella Torrusio, Morelli, in qualità di presidente della commissione esaminatrice, e Turtulici e Gigli, in veste di commissari, avrebbero falsamente attestato nel verbale che tutti gli undici candidati ammessi alla prova pratica l’avessero superata.
Il dato, però, sarebbe risultato in contrasto con il report informatico della società incaricata della gestione del concorso, dal quale emergeva che solo cinque candidati avevano effettivamente superato la prova. Per questi motivi, il pubblico ministero aveva chiesto tre anni di reclusione per Morelli e due anni e quattro mesi per gli altri due imputati.
Alla base del procedimento la denuncia presentata dalla dott.ssa Tiziana Russo, candidata al concorso, che si era costituita parte civile con il patrocinio dell’avv. Luigi Ciambrone. Nella sua istanza, aveva chiesto al Tribunale di riconoscere un risarcimento del danno con provvisionale di 100mila euro, aderendo alla richiesta di condanna formulata dal Pubblico Ministero.
Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Antonio Vanadia, Isabella Linguanti e Giovanni Policastri, ha invece sostenuto con fermezza l’assoluta regolarità delle operazioni concorsuali, evidenziando l’assenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato contestato. Nell’articolata arringa, i legali hanno rimarcato che la redazione del verbale da parte della commissione era coerente con le risultanze della prova e con la procedura seguita, escludendo qualunque intento falsificatorio.
Dopo una lunga camera di consiglio, il Gup Letizia Benigno ha letto il dispositivo di assoluzione, accogliendo integralmente la tesi difensiva. La sentenza ha riconosciuto la correttezza e l’accuratezza dell’operato dei tre dirigenti medici, ritenendo che non vi fosse alcuna falsità ideologica nelle attestazioni riportate nei verbali della prova concorsuale.