Cosenza, Barone racconta il tentato omicidio ai danni di Vincenzo Candreva
La storia giudiziaria del tentato omicidio di Vincenzo Candreva, di cui se ne parla diffusamente nell’inchiesta “Reset“, giunta com’è noto all’udienza preliminare, nell’aula bunker di Lamezia Terme, fa parte dei racconti resi ai pm antimafia di Catanzaro, dal collaboratore di giustizia Ivan Barone. Il pentito cosentino ha riferito alcune circostanze che riguarderebbero Marco Abbruzzese, alias “Lo Struzzo“, esponente della famiglia Abbruzzese di via Popilia. Barone, secondo quanto dichiarato dallo stesso, avrebbe assistito in diretta alla gambizzazione di Vincenzo Candreva, recentemente arrestato dalla procura di Cosenza, per tentata estorsione e danneggiamento.
Il narrato di Ivan Barone inizia così: «Qualche mese dopo che i “Banana”, in particolare Marco Abbruzzese, Luigi Abbruzzese, il cognato Antonio Abruzzese, alla mia presenza, hanno sparato a Vincenzo Candreva, io sono stato fermato da quest’ultimo mentre passeggiavo da solo alla fiera di San Giuseppe a Cosenza. In questa occasione, Vincenzo Candreva – dichiara Barone – mi prendeva sotto braccio e mi puntava un fucile verosimilmente “a canne mozze“, che aveva sotto il suo giubbino, per costringermi a portarlo dai “Banana“, o comunque per prendere un appuntamento con loro al fine di dirimere le questioni sottese al tentato omicidio che aveva subito».
«In effetti – prosegue Barone – io ho mediato per l’incontro che c’è stato dopo due o tre giorni tra Candreva e i “Banana“» e la riunione sarebbe avvenuta «in via Popilia sotto l’abitazione di Luigi Abbruzzese, alla mia presenza nonché» degli altri Abbruzzese e della moglie di Candreva, la quale, secondo quanto spiega Barone avrebbe chiesto a «Luigi Abbruzzese di non continuare nelle azioni delittuose nei confronti del marito», ma Luigi Abbruzzese si sarebbe riservato di parlarne con «Gennaro Presta e Osvaldo Cicero». Al secondo incontro però Barone dice di non aver partecipato ma anche alla fine la decisione univoca sarebbe stata quella di soprassedere, lasciando stare Candreva.
Ma per quale motivo gli Abbruzzese avrebbero voluto uccidere Candreva? Barone fornisce questa versione: «La causa del tentato omicidio ai danni di Candreva risiede in un credito che questi vantava nei confronti» di uno dei fratelli dell’attuale pentito Franco Bruzzese. «Michele Abruzzese aveva rilevato un’abitazione – casa popolare già nella disponibilità di Vincenzo Candreva con la promessa di corrispondergli il valore di circa 15/16mila euro. Tuttavia erano trascorsi già diversi anni cosicché Candreva si era, da ultimo, recato da Michele Abruzzese per ricevere i soldi promessi e in quell’occasione lo aveva minacciato. A sua volta Michele Abruzzese si era rivolto ai Banana affinché questi ne assumessero la sua difesa. Di qui, l’azione dei “Banana” nei confronti di Candreva». Barone aggiunge che «Abruzzese ha consegnato 15mila euro ai “Banana” i quali, tuttavia, non li hanno restituiti a Candreva ma li hanno trattenuti per loro, giustificandosi di aver acquistato delle armi necessarie per il gruppo».