Cosenza "chiama" Acri, i debiti di droga e la spedizione punitiva in Sila
Ormai è una prassi trovare un presunto partecipe a un’associazione dedita al narcotraffico anche in qualità di persona offesa. Succede pure nella nuova inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina. E stavolta le attenzioni investigative sono rivolte in Sila, precisamente ad Acri. Qui abita Augusto Cardamone, uno degli indagati. Secondo l’accusa, quest’ultimo ha un debito di droga con Antonio Illuminato, esponente degli italiani. Illuminato, scrivono i magistrati, si attiva per recuperare la somma di circa 21mila euro.
L’ira di Illuminato, vicino al boss Francesco Patitucci, e in stretti rapporti con Salvatore Ariello e Mario “Renato” Piromallo, se ne va di testa quando la persona offesa, dal suo punto di vista, lo prende in giro. E nei messaggi intercettati dalla Dda emerge chiaramente questo astio: «Hai finito di prendermi per il c… Ti vengo a trovare a casa», oppure «mi devi portare 21.350, venditi la casa fai quello che vuoi portami i miei e non ti voglio più vedere».
La situazione, tuttavia, precipita al punto che Illuminato, furioso più che mai, chiama Marco Lucanto, già autore di presunte estorsioni a Cosenza, nonché di un atti intimidatori. Illuminato quindi scrive al presilano che servono due ragazzi al fine di prelevare «uno ad Acri e portarmelo». La spedizione punitiva, secondo la Dda di Catanzaro, doveva essere portata a termine da Luigi Avolio, Kevin Montalto, Stefano Casole e Antonio Morrone. Cardamone, però, è irreperibile. Il gip in fase cautelare ha ritenuto sussistente anche l’aggravante del metodo mafioso.