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14/05/2024 ore 10.45
Cronaca

Cosenza, il narcotraffico degli italiani: il capo è Patitucci. Ecco i presunti sodali - VIDEO

La Dda di Catanzaro ricostruisce il gruppo "dirigente" della presunta associazione dedita al traffico di stupefacenti. Ci sono Porcaro, D'Ambrosio, Sganga, Piromallo, Di Puppo, Illuminato e Ariello
di Antonio Alizzi

Che la Dda di Catanzaro stesse indagando sul clan degli italiani era ormai un dato pacifico. Lo è stato ancora di più dopo l’ultima udienza di Reset, dove Celestino Abbruzzese, pentito di ‘ndrangheta, era stato chiamato a rispondere sui fatti di droga. E il collaboratore di giustizia, nello specifico, aveva fatto i nomi di Roberto Porcaro, Mario Piromallo e Salvatore Ariello. Tutti e tre esponenti di vertice della cosca “Lanzino-Patitucci” di Cosenza. D’altronde, sono anni che dalle carte delle inchieste antimafia emergevano queste condotte e oggi, anno 2024, il cerchio è stato chiuso. Almeno dal punto di vista investigativo.

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I pubblici ministeri antimafia hanno ricostruito – seguendo le indagini condotte da carabinieri, finanza e polizia – la presunta associazione dedita al narcotraffico. Al vertice ci sarebbe Francesco Patitucci, boss di ‘ndrangheta, attualmente sottoposto al 41 bis, già imputato in “Reset“.

Insieme a Patitucci, figurano altri esponenti di primo piano della cosca degli italiani. Parliamo di Michele Di Puppo, suo “alter ego”, Mario “Renato” Piromallo, Roberto Porcaro, Salvatore Ariello, Antonio Illuminato, Adolfo d’Ambrosio e Gianfranco Sganga. Questi i nomi più importanti presenti nel primo capo d’imputazione.

Il sodalizio, tuttavia, si comporrebbe anche di:

Secondo l’impostazione accusatoria, formulata dalla Dda di Catanzaro, Michele Di Puppo avrebbe concordato con Patitucci le strategie da attuare scegliendo i canali di rifornimento della droga e acquistando grosse partite di stupefacenti destinate all’illecito mercato cosentino. Stessa cosa dicasi per Mario “Renato” Piromallo, Roberto Porcaro, Salvatore Ariello, Antonio Illuminato, Adolfo D’Ambrosio e Gianfranco Sganga.

Poi ci sarebbero i gruppi autonomi ma tutti facenti capo al sodalizio principale. Tra quelli contestati c’è quello riconducibile ad Antonio Caputo, interessato secondo la Dda di Catanzaro a cocaina, marijuana e hashish. Gli altri avrebbero agito in qualità di partecipi componendo dunque una piramide che controllava tutto nel mercato della droga. definito da tutti come il “Sistema“.