Gaming truccato a Cosenza, sequestro da 12 milioni di euro a una società di Luzzi
Operazione di Agenzia delle Dogane e Carabinieri: scoperte 380 slot alterate in tutta la provincia. Indagato il titolare Gianni Spadafora per presunto peculato sul Preu
Il gip del Tribunale di Cosenza, Giusy Ferrucci, ha disposto il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo stimato in circa 12 milioni di euro nell’ambito di una vasta indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza.
Il provvedimento riguarda Gianni Spadafora, 42 anni, legale rappresentante della S.Games srl con sede a Luzzi, società al centro delle verifiche svolte dal personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dai militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Cosenza.
La richiesta del maxi sequestro era stata avanzata dal pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, con il visto e la condivisione del procuratore capo Vincenzo Capomolla, e prende le mosse da accertamenti tecnici e contabili che gli inquirenti definiscono puntuali e ripetuti.
Secondo la ricostruzione investigativa, gli accertamenti tecnici condotti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma e dalle unità specialistiche intervenute sul territorio hanno consentito di individuare ben 380 apparecchi da intrattenimento alterati, dislocati in numerosi esercizi e locali della provincia di Cosenza: dalle attività commerciali dei centri della costa e dell’entroterra a Acri, Diamante, Rende, Marano Marchesato, Rogliano, Cosenza, Corigliano Rossano, San Marco Argentano, Lungro, Luzzi, Spezzano della Sila, San Giovanni in Fiore, Santa Maria del Cedro, Scalea, Montalto Uffugo, Spezzano Albanese, Castrovillari, Rose, Bisignano, San Benedetto Ullano, Vaccarizzo Albanese, Fagnano Castello e Saracena.
Le analisi informatiche sui flussi di gioco, confrontate con le medie storiche, avrebbero rilevato scostamenti significativi: apparecchi collegati alla rete dei Monopoli che registravano volumi di gioco ben inferiori rispetto a quanto atteso, anomalie che hanno indotto gli investigatori ad approfondire le verifiche tecniche e materiali sugli apparati.
Le AWP, le macchine elettroniche che erogano vincite in denaro costituite da un cabinet e da una scheda di controllo che può essere single game (con un solo titolo) o multigame (con più titoli), sono state oggetto di ispezioni tecniche nelle quali sono emersi elementi ritenuti sospetti. In sede di perquisizione e ispezione, militari e tecnici dell’Agenzia hanno riscontrato punti di saldatura anomali, cablaggi difformi rispetto alla certificazione dell’apparecchio e la presenza di cavità compatibili con l’esistenza di un doppio fondo.
È emersa altresì la presenza, nelle medesime macchine, di una scheda di gioco regolarmente certificata affiancata da una seconda scheda, ritenuta illecita, abilmente integrata nel sistema elettronico dell’apparecchio: la combinazione di una scheda ufficiale e di una scheda “clone”, secondo gli esperti, avrebbe consentito di intercettare e sostituire i dati di gioco trasmessi ai server dell’Amministrazione dei Monopoli, eludendo così la rilevazione completa delle giocate reali.
Dall’esame compiuto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, come riportato nella documentazione investigativa, l’imponibile sottratto al fisco è stato stimato in oltre 50 milioni di euro, di cui circa 27 milioni determinati in via forfettaria. La relativa imposta, il Preu, è stata quantificata dagli accertamenti in circa 12 milioni di euro, con una determinazione forfettaria pari a circa 6,5 milioni.
Per gli inquirenti, i dati tecnici, la riscontrata alterazione dei flussi e gli esami sulle schede elettroniche convergono verso l’esistenza di un sistema fraudolento organizzato che avrebbe permesso la riduzione artificiosa delle comunicazioni di gioco verso l’Amministrazione dei Monopoli di Stato.
La Procura ritiene che le macchinette manomesse non rappresentino episodi isolati ma gli elementi di un sistema organizzato di gestione e distribuzione di apparecchi alterati, con responsabilità che potranno essere ulteriormente circostanziate nel prosieguo delle indagini.
L’attività investigativa prosegue per accertare eventuali ulteriori responsabilità, estendere le verifiche ad altri soggetti coinvolti nella filiera distributiva e chiarire compiutamente i meccanismi tecnici ed economici che hanno portato, a giudizio degli inquirenti, alla consistente evasione fiscale contestata.