Cosenza, trentaseienne arrestato per violenza sessuale
L’avrebbe attirata con l’inganno all’interno di un capanno per abusare di lei. E sarebbe riuscito poi in quell’impresa oscena, facendo leva sulla più terribile delle minacce: «Ti faccio saltare a te e ai tuoi figli. Non gridare, devi stare zitta». È l’accusa che da alcune ore pende su un trentaseienne finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale. I fatti risalgono allo scorso 27 maggio e sono stati denunciati dalla vittima il giorno successivo.
Ai carabinieri, la donna racconta di aver ricevuto la visita del suo futuro violentatore mentre si trovava in giardino a innaffiare le piante. L’uomo, da lei conosciuto come un conoscente del suo ex marito, passa da lì insieme a un’altra persona e le chiede di poter entrare in casa a bere qualcosa. Consumeranno del whiskey prima che il trentaseienne chieda all’amico di andare a comprare le sigarette. È il prologo alla violenza che, secondo la padrona di casa, esplode pochi minuti dopo.
Il suo ospite, infatti, comincia a gironzolare per il giardino. Nota quel magazzino e ci si infila di dentro con lei che lo segue a ruota, ignara di quanto sta per accadere. Dei vecchi attrezzi sono accatastati all’interno e lui le dà consigli su come disfarsene. Sembra una conversazione innocua, ma a un certo punto, quello chiude la porta e le mette una mano sulla bocca, producendosi nelle già citate minacce. La violenza si sarebbe poi consumata secondo i crismi della morbosità: i palpeggiamenti seguiti dal rapporto orale e, infine, la penetrazione.
Tappe di un calvario che la donna avrebbe affrontato in lacrime, implorando lo stupratore di fermarsi, ma con scarso successo. Se ne andrà di lì solo a escalation ultimata, avendo cura di accomiatarsi con queste parole: «Io ho già dimenticato tutto». Tempo qualche minuto e sulla scena avrebbe fatto capolino anche il suo amico di ritorno dal tabacchino. L’uomo, però, si sarebbe limitato a poggiare il pacchetto di sigarette sul muretto per andarsene poi senza dire una parola.
Almeno per il momento, il gip del Tribunale cosentino ha creduto appieno a questo racconto, tant’è che ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere anche sulla scorta di una convinzione: che la ferita al labbro e le lesioni vaginali refertate sulla vittima in ospedale, rappresentino «i segni inequivoci della patita violenza sessuale». L’indagato, dunque, si trova ora dietro le sbarre nel carcere di via Popilia in attesa di affrontare l’interrogatorio di garanzia. Lo difendono gli avvocati Carlo Esbardo e Angela Carnovale.