Sezioni
24/07/2019 ore 11.30
Cronaca

Dopo l'omicidio Taranto «summit di mafia per la "pax" tra gli "zingari"»

Dopo l’omicidio Taranto «summit di mafia per la “pax” tra gli “zingari”». Le dichiarazioni del pentito Giuseppe Zaffonte. La morte di Antonio Taranto aveva scosso tutto il quartiere di via Popilia. Basti pensare che al suo funerale c’erano centinaia di persone, raccoltesi nel dolore per dare l’ultimo saluto a un ragazzo ucciso, a dire dei
di Antonio Alizzi

Dopo l’omicidio Taranto «summit di mafia per la “pax” tra gli “zingari”». Le dichiarazioni del pentito Giuseppe Zaffonte.

La morte di Antonio Taranto aveva scosso tutto il quartiere di via Popilia. Basti pensare che al suo funerale c’erano centinaia di persone, raccoltesi nel dolore per dare l’ultimo saluto a un ragazzo ucciso, a dire dei pentiti, per errore. Un delitto maturato nella notte a cavallo tra marzo e aprile 2015. Tante cose si sono dette su questo assassinio, meno una. Ovvero le conseguenze e un retroscena. A svelarli è il collaboratore di giustizia Giuseppe Zaffonte, il cui pentimento è emerso dall’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio di Giuseppe Ruffolo. Ai magistrati della Dda di Catanzaro racconta particolari inediti.

Summit di mafia dopo il delitto

Nei primi 180 giorni il collaboratore di giustizia è tenuto a riferire su tutti i fatti-reati commessi da lui o da altri. Poi ha il tempo per approfondire ogni questione, così la parte presente nel verbale di Giuseppe Zaffonte è molto probabilmente un antipasto delle cose di cui è a conoscenza. E quello che dice agli inquirenti è legato all’omicidio di Antonio Taranto.

«TARANTO FU UCCISO PER ERRORE» (Leggi qui)

«Posso riferire» esordisce Zaffonte «di una riunione di mafia alla quale ho partecipato personalmente avendo accompagnato Rinaldo Gentile, uomo d’onore della famiglia Lanzino, presso l’abitazione di Cosimo Berlingieri ed alla quale hanno partecipato anche Antonio Intrieri, Cosimo Berlingieri, il fratello di quest’ultimo, Stefano Carolei, Domenico Mignolo, Rinaldo Gentile e Tonino Abbruzzese, inteso “Strusciatappine”».

«La riunione fu decisa in seguito alla morte di Antonio Taranto per pacificare le due fazioni in contesa ossia il gruppo di “Strusciatappine” e il gruppo Rango. In quella riunione, si decise la non belligeranza, per evitare particolari attenzioni da parte delle autorità giudiziarie e delle forze di polizia». Infine, afferma di aver appreso «che a sparare ad Antonio Taranto fu Domenico Mignolo» conclude Giuseppe Zaffonte. (a. a.)