Estorsioni in Fiera, ancora tu
Se la Fiera di San Giuseppe è una tradizione per la città di Cosenza, le estorsioni ai commercianti della Fiera rischiano di diventare una tradizione nella tradizione. Anche l’inchiesta “Sistema”, infatti, dedica un capitolo al racket delle bancarelle che ogni anno, dal 12 al 19 marzo, affollano il moderno viale Parco dopo aver occupato per quasi mille anni le strade del centro storico. Da cinquanta a cinquecento euro, questo il pizzo richiesto agli ambulanti a secondo delle dimensioni dello stand e del loro volume d’affari.
Accusati di sovrintendere a questo racket sono Roberto Porcaro e Luigi Abbruzzese, con Sergio De Popolo alias “U sapunaro” nelle vesti di riscossore, ma come dicevamo il pedaggio imposto ai fieristi, qui è storia antica. Se ne trova traccia addirittura nell’inchiesta “Garden”, quando per la prima volta alcuni pentiti – Franco Garofalo in primis – fanno riferimento esplicito al business della settimana di San Giuseppe, rivendicandolo come un’esclusiva della cosca Perna Pranno già nel 1988. In epoca successiva, intorno al 2000, sullo stesso tema si sofferma l’inchiesta “Squarcio”.
In quel periodo, infatti, le estorsioni alla Fiera sono prerogativa della triade composta da Ettore Lanzino, Domenico Cicero e Vincenzo Dedato, con quest’ultimo che, nelle vesti di pentito, rivelerà il meccanismo innescato per far arrivare i soldi all’organizzazione: «Ogni dieci commercianti – rievocava l’ex contabile – ce n’era uno dei nostri che raccoglieva i soldi delle estorsioni e ce li consegnava». Passano gli anni, ma le peggiori tradizioni non cambiano. E così nel 2009 la Fiera torna a essere argomento di natura giudiziaria, perché stando alle investigazioni di quell’epoca lì, la competenza criminale sull’evento era passata al clan Bella-Bella.
Il resto è storia più recente, anzi cronaca, compresi i due anni di pandemia che sono riusciti laddove generazioni di magistrati e di forze dell’ordine hanno fallito: interrompere lo svolgimento la Fiera e con essa, anche il rito delle estorsioni alle bancarelle. Un po’ come Tommaso Campanella, che da buon filosofo ai tempi suoi auspicava l’avvento dei turchi per liberarsi dalla dominazione spagnola. In Calabria, a volte, succede pure questo.