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29/01/2024 ore 11.10
Cronaca

«Ettore Sottile al 41bis da tanti anni, impossibile che abbia aderito a un nuovo clan»

L'imputato, che ha scelto il rito abbreviato nel procedimento penale "Reset", sta scontando dal 2014 una condanna a 12 anni per "Nuova Famiglia"
di Antonio Alizzi

Come c’è finito Ettore Sottile nel processo “Reset” al pari di Fioravante Abbruzzese? Se lo è chiesto l’avvocato Cesare Badolato, difensore di entrambi gli imputati, nel corso dell’arringa difensiva sostenuta davanti al giudice Fabiana Giacchetti. Una domanda più che lecita che nasconde in realtà una considerazione ben più profonda. E riguarda il regime del “carcere duro”.

Nell’inchiesta “Reset” infatti la Dda di Catanzaro ha contestato la partecipazione alla presunta confederazione mafiosa cosentina anche a personaggi storici della criminalità organizzata, tutti già condannati per associazione mafiosa e omicidi. Scontano dunque gli errori del passato al 41bis, dove i contatti con l’esterno sono praticamente zero. O almeno questo prevede la norma.

Ettore Sottile, nel caso in esame, si trova ristretto dal 2014, anno in cui era stato arrestato per l’operazione “Nuova Famiglia“. Di recente, invece, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luca Bruni. Una condanna ancora non definitiva. Il discorso quindi verte sulla reale capacità di Sottile di aderire a un nuovo patto criminoso. Ma poteva farlo dal 41bis? Ammettiamo che lo abbia fatto, ma il ragionamento si ferma nel momento in cui non troviamo alcun soggetto del suo rango familiare indagato per aver trasferito all’esterno “messaggi“. Insomma, da questo punto di vista non c’è alcun elemento. E l’avvocato Cesare Badolato, in punto di fatto e di diritto, lo ha spiegato durante il suo intervento.

L’arringa per Ettore Sottile

«Ettore Sottile è in regime di 41bis pochi mesi dopo l’arresto, praticamente subito» ha affermato l’avvocato penalista. «In che modo avrebbe manifestato questa sua disponibilità a partecipare a questo gruppo? In che modo avrebbe causalmente, come ci insegna la sentenza Modaffari, dato un contributo a questa associazione parlo da quando è stato arrestato? Perché è pacifico che abbia fatto parte del gruppo Rango-Zingari, senza dubbio, ma che era un gruppo a sé stante, non aveva niente a che fare con confederazioni o altro tipo di possibili allusioni, un gruppo a sé stante, che poteva venire in contatto con altre realtà che vi erano nel territorio, ma sappiamo bene che a volte veniva in contatto anche in maniera con frizioni» ha aggiunto il legale.

Nel corso della requisitoria, la procura antimafia aveva parlato di presunte frizioni tra gli “zingari” e Mario Gatto. Passaggio richiamato dallo stesso avvocato Badolato. «C’erano state frizioni – rifacendosi a ciò aveva dichiarato la pubblica accusa – tra il reggente di questo gruppo quando poi venne arrestato Bruzzese, cioè Rango e alcuni italiani, anche essi ai vertici del gruppo Mario Gatto, tanto per dirne uno. Quindi parlare di una confederazione, beh insomma andiamoci piano, dobbiamo vedere quando nasce questa confederazione, sicuramente non nel momento in cui c’è ancora il gruppo Rango Zingari, che ha una volontà egemone, prevaricatrice anche nei confronti di tutti gli altri, quindi niente a che vedere con un rapporto di confederazione, con una subordinazione così come indicato in questo procedimento, ad un ipotetico clan, perché qui in realtà ci sarebbe il contrario, sarebbero gli italiani ad avere una predominanza attraverso il capo che viene individuato, secondo l’Ufficio di Procura, in altro soggetto, ed è ben diversa la situazione» ha dichiarato l’avvocato Badolato.

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«Sono dinamiche criminali, ammesso che vi siano mai state, ammesso e non concesso, che sono successive. E allora ancora di più, se sono successive, come si fa a sostenere che Ettore Sottile trasmigri in un altro gruppo con un ruolo, tra le altre cose, verticistico se non si hanno elementi per dimostrare quantomeno una qualunque forma di manifestazione di volontà di partecipare a questo gruppo, a questa confederazione, a questa super associazione che si imporrebbe su Cosenza da dieci anni a questa parte» ha evidenziato il penalista.

«Qui abbiamo una persona per cui vi è stato un procedimento, è stato condannato a dodici anni per le sue partecipazioni alle associazioni, ai reati fini che gli sono stati contestati e non abbiamo nessuna manifestazione successiva, nessun elemento che ci faccia pensare che Ettore Sottile abbia voluto partecipare a qualcosa di diverso e che abbia dato un contributo» alla nascita della presunta confederazione mafiosa cosentina. La conclusione processuale, secondo l’avvocato, è quella di una sentenza assolutoria.