False fatturazioni, assolto un imprenditore di Castrovillari
Era sospettato di aver fatto parte di un sistema ben rodato e finalizzato a usufruire in modo illegittimo delle detrazioni d’imposta, ma le accuse contro di lui si sono rivelate infondate
Era accusato di essere coinvolto in un vorticoso giro di false fatturazioni emesse da un sedicente imprenditore catanzarese, tra l’altro, imputato nel processo antimafia “Imponimento”. Un’accusa da cui, però, il titolare di due società con sedi a Castrovillari e nell’Alto Ionio cosentino, è stato assolto al termine di un processo che ha attestato la liceità del suo operato.
Il sospetto della Procura di Castrovillari, invece, era che l’imprenditore cosentino, nel presentare le dichiarazioni dei redditi del 2016, avesse usufruito in modo illegittimo delle detrazioni di imposta (Iva ed Irpef) riferite all’anno precedente, proprio in virtù di quelle fatture inesistenti. Secondo la Guardia di Finanza di Montegiordano, infatti, il suo fornitore non commerciava alcunché, né era in grado di fornire il materiale ferroso descritto nei documenti fiscali.
Il processo, però, ha fatto emergere una verità molto diversa. Durante le indagini, era stato lo stesso imputato a sollecitare i finanzieri a recarsi nei piazzali delle aziende per accertare la presenza dei beni elencati nei documenti fiscali. Si trattava di materiale ferroso che l’imprenditore utilizzava in lavori commissionati da enti pubblici attraverso regolari appalti.
Alla fine è emerso che quell’accertamento sul campo non era stato eseguito, gli investigatori si erano limitati a ipotizzare il reato di false fatturazioni sulla scorta della mera disamina degli atti cartacei, ma senza verificare se il materiale ferroso fosse giunto o no in cantiere e fosse stato effettivamente utilizzato.
Diversi testimoni, tra cui direttori dei lavori, operai e impiegate, interpellati dagli avvocati difensori Francesca Terzi e Giovanni Carlo Tenuta, hanno confermato che la qualità e quantità delle bacchette di ferro, della rete elettrosaldata e degli altri materiali descritti nelle fatture incriminate, corrispondevano effettivamente a quelle indicate nei rispettivi progetti esecutivi, negli stati di avanzamento e negli altri documenti amministrativi riguardanti i due appalti.
Insomma, era tutto in regola. Il materiale era stato correttamente scaricato e utilizzato nel corso della esecuzione dei lavori commissionati dai due Enti pubblici e i documenti fiscali erano stati contabilizzati dal personale amministrativo e inseriti nelle poste passive del bilancio. Il giudice Giusy Ferrucci, di fronte a tali evidenze, ha pronunciato una sentenza di assoluzione perché «il fatto non costituisce reato».