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01/10/2024 ore 09.21
Cronaca

Il mondo di sotto delle curve di San Siro: «Voi fate la 'Ndrangheta che noi facciamo gli ultrà»

La scalata dei calabresi partita nel 2020. L’interesse dei clan emerge dalle intercettazioni di Giuseppe Caminiti, il ras dei parcheggi allo stadio di Inter e Milan: «I miei paesani volevano prendersi tutto, qui c’è un business della madonna»
di Pablo Petrasso

La dimestichezza di famiglia con questioni mafiose fa di Giuseppe Caminiti un fine osservatore. Fin da piccolo – per via di uno zio con un ruolo di spicco nella ’ndrina di Seminara – gravita nell’orbita dei clan calabresi e gli anni di esperienza gli hanno fornito un insegnamento: quando la ’ndrangheta mette gli occhi su un affare vuole prendersi tutto San Siro. 

Caminiti ha 54 anni e lavora nella gestione dei parcheggi del Meazza, uno dei tanti settori in cui la criminalità si è infiltrata. Secondo i magistrati della Dda di Milano l’imprenditore che ha in mano il business, ha le spalle coperte da Caminiti che, a sua volta, può esibire nel proprio curriculum la vicinanza con Giuseppe Calabròuno dei misteri della mala milanese. Non a caso lo chiamano il “Fantasma” (o, in alternativa, “U Dutturicchiu”). Mai condannato per reati di mafia, Calabrò appare e scompare dagli incartamenti giudiziari.  

‘Ndrangheta a San Siro, dove nasce l’interesse per Milano

Era riapparso dopo anni nell’inchiesta Hydra, quella sul presunto accordo tra Cosa nostra, ’Ndrangheta e Camorra per spartirsi Milano e quindi anche San Siro. Ricompare nelle indagini sul patto tra mafia e ultrà per mangiarsi San Siro come nume tutelare di Caminiti in virtù dei suoi presunti rapporti con il gotha delle cosche calabresi. Calabrò, che ha 74 anni, è sotto processo per il rapimento di Cristina Mazzotti, sequestrata in provincia di Como nel luglio 1975 e morta durante la detenzione 25 giorni più tardi. 

Ne è accusato anche Giuseppe Morabito il Tiradritto, boss 80enne di Africo. Per i magistrati antimafia, il retroterra criminale del “Fantasma” sarebbe il livello più alto del mandamento jonico. E da questo livello Calabrò può garantire tranquillità a Caminiti e al suo datore di lavoro: nessuno toglierà loro la rendita dei parcheggi.

«I calabresi paesani miei volevano prendersi in mano la curva»

Da qui a dire che non ci siano appetiti in agguato, però, ce ne passa. E sono proprio le parole di Caminiti a confermarlo. L’intercettazione in cui racconta le sue sensazioni a un amico ha il pregio di fissare una data: risale al maggio 2020 e a quel tempo la scalata della ’ndrangheta nella Scala del calcio era già in corso. Antonio Bellocco non c’era, gli equilibri della Curva Nord erano totalmente diversi ma i calabresi già lavoravano per guadagnare spazio. Caminiti, appuntano gli inquirenti, informa l’interlocutore «del tentativo di esponenti della ’ndrangheta di rilevare tutti i servizi relativi agli eventi sportivi dello stadio».

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