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03/02/2022 ore 17.35
Cronaca

Il pg: «Il commando voleva uccidere anche Moretti». Chiesti quattro ergastoli per l'omicidio di Francesco Marincolo

In primo grado Attanasio, Miceli, Carlo Lamanna e Abruzzese, erano stati condannati al "fine pena mai". Lunga requisitoria del sostituto procuratore generale, Luigi Salvatore Maffia. A marzo tocca al collegio difensivo
di Antonio Alizzi

Per il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Luigi Salvatore Maffia il commando di fuoco, entrato in azione nel luglio del 2004 in via Roberta Lanzino a Cosenza, voleva uccidere anche Adriano Moretti (in quel momento legato da una parentela con Gianfranco Ruà), rimasto miracolosamente ferito nell’agguato che costò la vita a Francesco Marincolo, all’epoca dei fatti vicino al clan “Lanzino-Ruà” di Cosenza. Moretti quel giorno era insieme alla vittima. Il killer, ovvero il defunto Michele Bruni, sparò all’impazzata, esplodendo più di dodici colpi d’arma da fuoco seduto su una moto guidata, secondo l’accusa, da Carlo Lamanna. Alcuni proiettili ferirono a morte Marincolo, altri invece colpirono Moretti.

Omicidio Marincolo, in primo grado quattro “fine pena mai”

La sentenza di primo grado aveva individuato i presunti autori del delitto di ‘ndrangheta, ordinato dal clan “Bruni-zingari” di Cosenza. Col rito abbreviato, infatti, il gup distrettuale di Catanzaro, aveva inflitto quattro ergastoli rispettivamente a Mario Attanasio, Umile Miceli, Carlo Lamanna e Giovanni Abruzzese. Dieci anni di carcere invece per i collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna.

Condanne che il procuratore generale Maffia ha invocato anche dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (presidente Caterina Capitò; Domenico Commodaro a latere), al termine di una lunga requisitoria durata oltre due ore, nel corso della quale ha ricostruito le tappe della vicenda, soffermandosi in particolare sul tentato omicidio di Adriano Moretti.

Secondo la pubblica accusa, il clan “Bruni-zingari“, eliminando Francesco Marincolo, volle vendicare la morte di Francesco Bruni senior, e secondo alcuni pentiti anche quella di Antonio Sena, entrambi uccisi dal clan “Lanzino” di Cosenza, come dimostrato da sentenze divenute irrevocabili negli ultimi anni.

Non solo l’omicidio Marincolo, la Dia ha riaperto altri delitti di mafia

Ora la palla passa al collegio difensivo che nella seduta del 24 marzo 2022 avrà la possibilità di ribaltare le tesi accusatorie, evidenziando eventualmente le falle investigative rivenute a galla dalle indagini svolte negli anni scorsi dalla sezione Dia di Catanzaro che, grazie al coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri, aveva messo mano ad alcuni omicidi di mafia avvenuti a Cosenza, come nel caso della strage di via Popilia, dove persero la vita Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci. Nel collegio difensivo compaiono gli avvocati Paolo Pisani, Luca Acciardi, Antonio Ingrosso, Giuseppe Bruno, Giorgia Greco e Antonio Quintieri.