Il ricercatore Unical «detentore delle ricchezze di Carmelo Bagalà»
Nell’inchiesta su Carmelo Bagalà, ritenuto il capo ‘ndrangheta nei territori di Falerna e Nocera Terinese, è finito anche un ricercatore dell’Università della Calabria. Si tratta di Vittorio Palermo, residente a Cosenza, per il quale il gip Matteo Ferrante ha applicato la custodia cautelare in carcere, considerandolo organico alla presunta associazione mafiosa, contestata dalla Dda di Catanzaro.
Cosa contesta la Dda di Catanzaro a Vittorio Palermo
Nello specifico, si legge nelle carte dell’inchiesta, Vittorio Palermo è «imprenditore organico alla cosca Bagalà». L’indagato infatti avrebbe partecipato «con consapevolezze di scopi e di vincoli al sodalizio in qualità di prestanome (storico) dell’associazione. Al fine di eludere eventuali misure di prevenzione patrimoniali e consentire l’illecito arricchimento della consorteria», Vittorio Palermo, secondo la Dda di Catanzaro «gestiva gli interessi economici e finanziari del gruppo mafioso in questione, intestando, in maniera fittizia, il “Residence degli Ulivi”, ubicato nel comune di Falerna (struttura ricettiva adibita all’accoglienza di extracomunitari), dapprima alla Turismo e Sviluppo Srl e successivamente a far data dal 13 luglio 2015, alla “Eurolido Srl”, entrambe entità societarie riconducibili alla citata famiglia Palermo condividendo gli introiti di natura economica derivanti dalla gestione del complesso, direttamente con il capo cosca Carmelo Bagalà».
Le strutture nel mirino
Inoltre, riferiscono gli investigatori, «Vittorio Palermo, al fine di consentire all’organizzazione mafiosa investigata di completare la realizzazione dell’Hotel dei Fiori, struttura turistica/alberghiera ubicata nel comune di Falerna, di concerto con altri sodali della famiglia Bagalà, investiva nella Calabria Turismo Srl, una somma di denaro in contanti pari a 100mila euro». Ma tra le contestazioni figura anche il “Temesa Hotel & Resort Srl”, nonché un bando regionale per il contributo di 38mila euro che Palermo avrebbe proposto a Carmelo Bagalà.
Le accuse del pentito
«Il primo a fornire precisi riferimenti sul conto di Vittorio Palermo e sulle sue radicate cointeressenze illecite» scrive il gip Matteo Ferrante, «con Carmelo Bagalà è stato il collaboratore di giustizia, Gennaro Pulice, il quale, pur senza conoscerlo e nominarlo, ha elencato diverse strutture ricettive, risultate essere formalmente di proprietà di Palermo (il villaggio Riviera del Sole, l’hotel Eurolido, l’ex Soglia Village ora Temesa Village), che ha riferito essere controllate da Carmelo Bagalà». Pulice, infatti, affermava che «era uno di quegli hotel che, magari, la mia famiglia di appartenenza mi diceva: “Non fate danni a quell’hotel perché comunque è come se fosse nostro perché c’è Carmelo dentro che lo gestisce”».
Le valutazioni del gip
Che l’Eurolido fosse di Carmelo Bagalà, lo dice lui stesso in un’intercettazione captata dai carabinieri. «Ci sono altri trentasei appartamenti» in riferimento all’Eurolido «sai quanto ho alzato pure… a due metri e cinquanta di altezza, che li ho fatti io pure… che sono i suoi di questo qua dell’Eurolido… sono i miei». Il gip dunque non ha avuto dubbi nel ritenere Vittorio Palermo «uno storico sodale della consorteria criminale», tuttora operativo, che, ad oggi, rappresenta il principale detentore delle ricchezze occulte accumulate da Carmelo Bagalà».