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18/11/2025 ore 06.30
Cronaca

Rapimento della neonata Sofia, da definire il destino processuale di Moses Omogo

Le verifiche peritali sulla donna e gli ultimi nodi da sciogliere sul marito: ecco la direttrice investivativa dell’ufficio di procura di Cosenza

di Antonio Alizzi

L’inchiesta su Rosa Vespa prosegue a fari spenti. Come anticipato dalla nostra testata, il gup Letizia Benigno ha incaricato un pool di specialisti di valutare le condizioni psico-fisiche dell’imputata, rea confessa del rapimento della piccola Sofia, avvenuto il 21 gennaio 2025 nella clinica “Sacro Cuore” di Cosenza.

Restano però altri aspetti da definire, e uno di questi riguarda la posizione di Moses Omogo, marito di Rosa Vespa. L’uomo era stato inizialmente arrestato e portato nel carcere di Castrovillari, ma venne scarcerato 48 ore dopo dal gip Claudia Pingitore, all’esito dell’interrogatorio di garanzia condotto in presenza del pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, che ne aveva chiesto l’immediata liberazione ritenendo insussistente la gravità indiziaria.

Il magistrato che ha curato la fase delle indagini preliminari sembra aver posto in standby la “cartella Omogo”, ampliando nel frattempo gli orizzonti investigativi sul modus operandi di alcuni poliziotti della Questura di Cosenza, che avrebbero divulgato ai media nazionali alcuni video considerati di rilevante interesse dall’ufficio di procura.

Parallelamente restano aperte le questioni di natura amministrativa riguardanti la clinica “Sacro Cuore”, sottoposta nei giorni successivi al grave fatto di cronaca a un’ispezione regionale per verificare il rispetto delle prescrizioni relative all’accreditamento sanitario.

Chiuso il capitolo Omogo, con una possibile richiesta di archiviazione, l’attenzione si concentrerà sugli esiti peritali per stabilire se, al momento del fatto, Rosa Vespa fosse capace o meno di intendere e di volere.