«La confederazione mafiosa di Cosenza? L'unione politica tra cosche»
La Cassazione non ha scalfito neanche di un millimetro la presunta confederazione mafiosa cosentina, assumendo provvedimenti con o senza rinvio delle ordinanze di conferma del Riesame di Catanzaro solo per quelle posizioni che, carte alla mano, c’entrano ben poco con la contestazione “di cui al capo 1“. Parliamo quindi dell’ampia associazione mafiosa capeggiata dal boss di Cosenza Francesco Patitucci.
L’accusa principale, mantenendo anche in sede di legittimità, apre nuovi scenari processuali che saranno resi noti evidentemente nel corso dell’udienza preliminare che, molto probabilmente, inizierà in estate, forse a Lamezia Terme, sede dell’aula bunker chiesta e ottenuta dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri.
Scricchiola solo il “Gaming”
Sull’associazione mafiosa non tutti i difensori hanno presentato ricorso. Il lavoro investigativo, tra dichiarazioni di pentiti e intercettazioni, lascia poco spazio al mandato assunto, mentre le questioni sono state fatte soprattutto sull’associazione a delinquere finalizzata al gioco d’azzardo, cosiddetto “Gaming“. In questo caso i giudici del Riesame e della Cassazione hanno nutrito più che un dubbio sulla contestazione. I recenti provvedimenti in favore di Damiano Carelli e Francesco De Cicco vanno in questa direzione.
Tornando al capo 1 della richiesta di misura cautelare avanzata dalla Dda di Catanzaro e tramutata in ordinanza dal gip distrettuale Alfredo Ferarro, rileviamo quanto scriveva il Riesame di Catanzaro in uno dei provvedimenti cautelari rigettati a una delle difese presenti in “Reset“. «Dall’imponente mole delle risultanze investigative è emerso che il territorio cosentino, e quindi il comune di Cosenza e il suo hinterland (principalmente Rende e Roggiano Gravina), costituisce il territorio di riferimento in diverse articolazioni ‘ndranghetiste che, seppur distinguinbili, mantengono un caratere unitario» scriveva il Riesame di Catanzaro.
Patitucci all’apice della confederazione mafiosa
«In via generale, con il termine confederazione si intende l’unione politica fra più Stati generalmente confinanti, i quali, avendo convergenti interessi nel campo dell’attività internazionale, perseguono gli scopi comuni mediante un’attività unitaria svolta da organi confederali, mantenendo tuttavia ciascuno la propria individualità e personalità» aggiungeva il Riesame di Catanzaro. «Ebbene, muovendo da questa definizione di carattere generale, è possibile delineare i tratti essenziali della citata confederazione ‘ndranghetista cosentina: il gruppo criminale di cui al capo 1 altro non è che l’unione tra più gruppi ‘ndranghetisti confinanti che, al fine di perservare, mantenere e rinforzare il dominio sul territorio e commettere i diversi delitti prodomici a tale finalità, si sono alleati tra loro». All’apice di questa presunta confederazione mafiosa c’è Francesco Patitucci, già “reggente” per conto di Ettore Lanzino.