La 'ndrangheta di Cosenza è violenta ma non imprenditoriale: focus sulla sentenza del processo Reset
di Antonio Alizzi
Della ‘ndrangheta di Cosenza si può dire tutto e il contrario di tutto ma un dato emerge chiaramente dalla sentenza del processo Reset: non si tratta di un’associazione mafiosa che reinveste i proventi illeciti nelle attività imprenditoriali. In sostanza, non ci sono attività in città o altrove che siano state finanziate dalle cosche cittadine. Un elemento che prende forma se si considera che Mario “Renato” Piromallo, a cui erano contestate diverse presunte intestazioni fittizie, è stato assolto dai reati fine, compreso quello in concorso con l’assessore comunale di Cosenza, Francesco De Cicco. Piromallo è stato considerato comunque un organizzatore dell’associazione mafiosa.
Il presidente del rito abbreviato, Fabiana Giacchetti, ha emesso una sentenza che in gran parte rispecchia quanto sostenuto dalla Dda di Catanzaro che ha ottenuto comunque tante condanne ai fini dell’esistenza della confederazione mafiosa composta da italiani e “zingari“.
Cosa dice il comma 6
Una ‘ndrangheta, quella di Cosenza, violenta e pervasiva ma lontana da un modus operandi che, al contrario, è diffuso nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone. L’esclusione dal capo 1 del comma 6, art. 416 bis, certifica questo status quo. Il codice recita: «Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà. Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego».
Le posizioni di Ariello, Illuminato e Michele Di Puppo
Dicevamo del riconoscimento da parte del giudice delle accuse formulate dai magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti agli imputati del processo Reset. Ebbene, il presidente Giacchetti ha sostanzialmente condiviso il quadro delle contestazioni facendo però dei distinguo. Probabilmente per le posizioni di Salvatore Ariello e Antonio Illuminato. Stessa cosa dicasi per Michele Di Puppo, assolto dall’estorsione ai danni di un noto bar di Cosenza.
Ruà e Bruni assolti dalla falsa testimonianza
Altro dato della sentenza è senza dubbio la doppia assoluzione di Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni dal presunto favoreggiamento in relazione alla testimonianza nel processo per il duplice omicidio “Lenti-Gigliotti“. La formula “perché il fatto non sussiste” fa prefigurare una motivazione chiara sul fatto che i due boss di ‘ndrangheta, riguardo alla partecipazione all’agguato mafioso di Francesco Patitucci, potrebbero aver avuto una condotta delittuosa in ambito associativo. Ovviamente, le motivazioni del presidente Giacchetti chiariranno tante cose.
Il giudizio sul gruppo di Roggiano Gravina
Nell’ambito della confederazione emerge un altro elemento decisivo. Le condanne di Ruà, Bruni e Franco Presta, relativamente al capo 1, significano due cose. Nel primo caso, il presidente ha avvalorato la tesi secondo cui le intercettazioni a casa di Patitucci testimoniano la continuità dei due ergastolani nella contestata associazione mafiosa. Nell’abitazione rendese del capo della ‘ndrangheta di Cosenza si parlava di “stipendi” ai due detenuti. Una circostanza che trova conforto processuale in primo grado.
Inoltre, la condanna di Damiana Pellegrino, moglie di Franco Presta, conferma che la donna abbia avuto un ruolo di “messaggera” rispetto alle presunte attività illecite del gruppo operante a Roggiano Gravina. Le responsabilità penali di Francesco Ciliberti e Mauro Marsico rafforzano il concetto accusatorio degli inquirenti nella Valle dell’Esaro. Sempre in ambito associativo spicca l’assoluzione di Fioravante Abbruzzese, padre dei “Banana”, che nel corso delle dichiarazioni spontanee aveva spiegato la sua posizione.
Il politico, il conduttore tv, il sindacalista e l’avvocato
Tante le assoluzioni stabilite dal presidente Giacchetti. C’è il politico, Francesco De Cicco, c’è il conduttore tv, Francesco Occhiuzzi, c’è il sindacalista, Giancarlo Campolongo, e c’è l’avvocato, Paolo Pisani. Oltre a loro, altri imputati che hanno ottenuto giustizia ed altri che sperano di averla nei successivi gradi di giudizio. Perché tutti, fino a sentenza definitiva di condanna, vanno considerati presunti innocenti. Complessivamente ci sono state 82 condanne e 37 assoluzioni.
Processo abbreviato “Reset”, la sentenza di primo grado
- Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato
- CHIESTI 7 anni e 6 mesi – ESITO ASSOLTO
- Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari
- CHIESTI 14 anni – ESITO 14 anni e 1 mese
- Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre
- CHIESTI 6 anni – ESITO 5 anni
- Fioravante Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Luca Acciardi
- CHIESTI 14 anni – ESITO ASSOLTO
- Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri
- CHIESTI 12 anni – ESITO 16 anni
- Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 16 anni e 10 mesi
- Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari
- CHIESTI 12 anni – ESITO 11 anni e 8 mesi
- Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani
- CHIESTI 10 anni e 8 mesi – ESITO ASSOLTO
- Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta
- CHIESTI 2 anni – ESITO ASSOLTO
- Claudio Alushi, difeso dall’avv
- CHIESTI 18 anni – ESITO 17 anni
- Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello
- CHIESTI 20 anni – ESITO 15 anni e 4 mesi
- Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia
- CHIESTI 10 anni e 8 mesi – ESITO 10 anni e 8 mesi
- Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone
- CHIESTI 8 anni – ESITO 10 anni e 6 mesi, 20 giorni
- Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo
- CHIESTI 8 anni e 2 mesi – ESITO 10 anni e 10 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)