La Regina arrestato a Bari con 16 chili di eroina, ecco come reagirono gli Abbruzzese
Indagando sul presunto narcotraffico tra Cassano Ionio e Cosenza, la Dda di Catanzaro ha acquisito nuovi elementi anche sull’arresto del cassanese Giuseppe La Regina, sorpreso l’11 aprile del 2018 dalla Squadra Mobile di Bari con 16 chili di eroina. L’uomo infatti stava percorrendo la tangenziale del capoluogo pugliese con l’auto imbottita di droga. Gli agenti lo avevano fermato un attimo prima che lo stesso imboccasse lo svincolo per Taranto, presumibilmente per far ritorno a Cassano Ionio.
I poliziotti, secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, si erano insospettiti del forte odore di cherosene proveniente dall’auto. Qualche minuto più tardi il rinvenimento. Nel vano portabagagli c’erano 15,367 chili di eroina suddivisa in diversi panetti.
La Regina arrestato a Bari, l’intercettazione
Il collegamento con gli Abbruzzese arriva tredici giorni. Il 24 aprile 2018 il giovane Francesco Abbruzzese alias “Cicciotto” si trova al villaggio rom di via degli Stadi a Cosenza. La Dda di Catanzaro lo intercetta mentre dialogo con un uomo allo stato rimasto ignoto. Si discute proprio l’arresto di Giuseppe La Regina. E i cassanesi sembrano seriamente preoccupati.
Il soggetto non identificato consiglia al componente della famiglia Abbruzzese di Cassano Ionio di far arrivare a Giuseppe La Regina, la versione da dare ai magistrati e alle forze dell’ordine per evitare di accusare gli Abbruzzese. «Sono sempre sedici chili – si legge nell’intercettazione contenuta nelle richiesta di misura cautelare – lui si deve accusare corriere!» e aggiunge: “Un albanese, un marocchino… mi pagavano e io gli faccio il corriere”, come si chiama? “Se mi fate vedere la fotografia che se c’è ve lo dico”, hai capito come deve fare? se no che gli dici”» si domandava l’altro soggetto. Francesco Abbruzzese però sembra consapevole che questa “difesa” sia impraticabile. «Vedono che è un “rucurro“… un italiano di Cassano». E infine, ipotizza che l’arresto avrebbe comportato inevitabilmente delle ripercussioni a livello giudiziario tra le fila della sua organizzazione. Cinque anni dopo la Dda di Catanzaro ha presentato il “conto”.