L’ex bomber Michele Padovano in campo contro gli errori giudiziari
L’indimenticato attaccante di Cosenza e Juventus ospite al Festival delle Serre di Cerisano, di un dibattito sull’ingiusta detenzione promosso dalla Camera Penale. Sulla situazione dei lupi dice: «Spero in un cambio importante così i tifosi potranno riprendersi ciò che gli è stato tolto»
Un incubo lungo 17 anni quello di Michele Padovano, assolto dall’accusa di narcotraffico dopo aver scontato tre mesi di carcerazione preventiva, nove di arresti domiciliari e ulteriori cinque mesi di obbligo di firma presso la caserma dei carabinieri. L’ex calciatore di Cosenza e Juventus è protagonista di una produzione originale Sky già disponibile sui canali sport della piattaforma a pagamento e sta girando l’Italia con il suo libro Tra la Champions e la libertà dato alle stampe da Cairo editore, nel quale racconta la sua odissea.
Ospite del Festival delle Serre
Il bomber è stato ospite a Cerisano, nella prima giornata del Festival delle Serre, del convegno promosso dalla Camera Penale di Cosenza dal titolo Presunzione d’innocenza: telecronaca di una partita persa, introdotto dal sindaco di Cerisano Lucio Di Gioia, al quale sono intervenuti tra gli altri, il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Cosenza Claudio De Luca, il presidente della locale Camera Penale Roberto Le Pera, il segretario dell’organismo Francesco Santelli il quale ricopre anche la carica di vicesindaco di Cerisano, il magistrato Biagio Politano. Da remoto ha partecipato inoltre l’avvocato Armando Veneto, presidente emerito del consiglio delle camere penali italiane. Sono stati ricordati i drammatici dati relativi ai suicidi consumati nelle carceri: 58 dall’inizio del 2025 e ben 1882 dal 1992 ad oggi.
Una battaglia di civiltà
«Dopo la mia vicenda – ha detto tra l’altro Padovano – ho scoperto che in Italia si verificano ogni anno circa mille casi di ingiusta detenzione. Se ho deciso di accendere i riflettori sul mio calvario il motivo è anche quello di condurre una battaglia di civiltà in favore di queste persone. Molto spesso non hanno la forza né economica né morale per potersi difendere, nonostante siano consapevoli di essere innocenti». Poi l’amara riflessione: «In cella ho trovato più solidarietà che all'esterno. Mi sono guardato intorno e con me c'era solo la mia famiglia. In carcere ho trovato grandissima umanità, per questo mi sono proposto per raccontare la mia storia proprio negli istituti di pena, perché credo che possa rappresentare una speranza per chi si trova nelle mie stesse condizioni».
Forza Cosenza
Inevitabile un passaggio sulla situazione del Cosenza. Il match di esordio in campionato, quello con la Salernitana, in virtù dei trascorsi tra le due squadre, doveva rappresentare una occasione di richiamo del pubblico delle grandi occasioni. Invece si è giocato in uno stadio deserto per la nota diatriba che separa i tifosi dai vertici societari. «Io il Cosenza ce l'ho nel cuore, non posso dimenticare gli anni che ho passato qua dove sono cresciuto come uomo e come sportivo. Spero che il Cosenza possa rinascere, bisogna essere fiduciosi. Ma ognuno deve fare la propria parte. In questo momento non mi sembra che le cose siano fatte in maniera positiva, quindi posso solo augurare ai tifosi del Cosenza che ci sia un cambio importante in modo tale possano riprendersi ciò che gli è stato tolto».