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01/10/2025 ore 08.54
Cronaca

Lungro, si introduce nella Cattedrale e ruba le offerte dei fedeli. Beccato

I Carabinieri hanno individuato il presunto responsabile del furto. Oltre a diverse centinaia di euro provenienti dalla carità, ha tentato di impossessarsi anche di una preziosa lamina in oro e argento raffigurante Santa Parasceve

di Redazione

I Carabinieri della Stazione di Lungro hanno identificato il presunto responsabile del furto aggravato avvenuto lo scorso 14 settembre all’interno della Cattedrale di San Nicola di Mira, cuore spirituale dell’Eparchia di Lungro, che raccoglie le parrocchie arbëreshe dell’Italia meridionale di rito greco-bizantino.

La ricostruzione dei fatti a Lungro

Secondo quanto emerso dalle indagini, avviate immediatamente dopo la denuncia del parroco, il giovane indagato sarebbe riuscito a introdursi nella Cattedrale attraverso una finestra al primo piano, lasciata aperta a causa dei lavori di ristrutturazione in corso. Sfruttando un’impalcatura posta sul retro, si sarebbe poi diretto verso la sacrestia al piano terra.

Qui avrebbe sottratto diverse centinaia di euro provenienti dalle offerte dei fedeli e avrebbe tentato di impossessarsi anche di una preziosa lamina in oro e argento raffigurante Santa Parasceve, custodita su un reliquiario di altissimo valore religioso e storico oltre che economico.

Le indagini dei Carabinieri di Lungro

Grazie a un’attenta attività investigativa e alle successive dichiarazioni rese dall’indagato alla presenza del proprio legale, i Carabinieri di Lungro hanno potuto ricostruire l’intera dinamica del furto. Tutti gli elementi raccolti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Castrovillari, che coordina le indagini.

Il giovane è stato deferito in stato di libertà per furto aggravato. Si precisa, come previsto dalla legge, che l’indagato deve ritenersi innocente fino a un’eventuale sentenza definitiva e irrevocabile di condanna. La Cattedrale di San Nicola di Mira di Lungro rappresenta non solo il principale luogo di culto per la comunità locale, ma anche un simbolo identitario per tutte le parrocchie arbëreshe dell’Italia meridionale che seguono il rito greco-bizantino. Un patrimonio religioso e culturale che rende ancora più grave il tentativo di sottrarre oggetti sacri dal suo interno.