Mantella: «Il piano per uccidere "Scarpuni" fu deliberato a Cosenza»
C’era un piano per uccidere il potente boss della ‘ndrangheta vibonese, Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni“, oggi ergastolano. Lo hanno rivelato, com’è noto, i collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Raffaele Moscato. Le loro dichiarazioni infatti sono state riportate anche nella recente inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, denominata “Maestrale-Carthago” ed evidenziano alcuni passaggi che hanno un altro valore se si considera che una delle ultime “riunioni” si tenne a Cosenza.
Uccidere Pantaleone Mancuso “Scarpuni”, cosa dice Mantella
Andrea Mantella, ex boss e killer vibonese, ha spiegato che il progetto di eliminare Pantalone Mancuso “Scarpuni” sarebbe stato ideato «da me, Francesco Fortuna, Domenico Bonavota e Francesco Scrugli». Affinché il piano delittuoso andasse in porto, gli organizzatori e gli esecutori materiali dell’assassinio, avrebbero seguito più volte Michele Palumbo a Pizzo.
Il pentito poi ha aggiunto che «volevamo uccidere anche Domenico Polito, che raccoglieva le estorsioni per conto di Pantaleone Mancuso nella parte tra Briatico e Porto Salvo», mentre «Palumbo raccoglieva le estorsioni nella zona di Longobardi fino al ponte della Sir a Lamezia», precisando in seguito che «dopo di loro a raccogliere le estorsioni per conto di Pantaleone Mancuso detto Scarpuni è subentrato Nazzareno Colace, parecchi per questa ragione volevano ucciderlo, io all’epoca ne parlavo con Scrugli, era una cosa che interessava dopo l’omicidio di Scarpuni, gli dicevo “lascia stare che è meglio prendere Scarpuni, lui magari lo prendiamo dopo”, della stessa cosa parlavo con i Piscopisani».
Il progetto di sangue è tramontato quando “Luni “Scarpuni” era stato arrestato per la vicenda Ceravolo, «abbiamo abbandonato questo progetto, avviato ancora prima di iniziare gli omicidi Cracolici, Belsito e Di Leo” ha detto Mantella. «Dunque già da allora con i Bonavota volevamo uccidere Scarpuni».
Secondo Mantella, però, “Luni Scarpuni” era a conoscenza del piano di morte. «Sono convinto che a Scarpuni fu Razionale (Saverio, ndr) a dire di guardarsi, lori si incontravano a Mesiano», ma dell’omicidio, ha affermato il collaboratore di giustizia, «ne parlai più volte, a cena a casa mia, con Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo “Pulcino“».
Mantella infine ha indicato, temporalmente, anche l’ultima volta in cui si parlò di ammazzare il boss vibonese. «Moscato (Raffaele, ndr) si era sparato da solo ed era all’ospedale di Cosenza, Rosario Fiorillo “Pulcino” disse che lo avrebbero ucciso a colpi di kalashnikov, tanto che non lo avrebbero riconosciuto neanche con l’autopsia».
Le parole di Moscato
La Dda di Catanzaro, a riscontro di quanto detto da Mantella, ha messo in chiaro anche i passaggi forniti dal pentito Raffaele Moscato: «Dopo il tentato omicidio non riuscito, fino all’aprile del 2012, data in cui io sono stato arrestato, non abbiamo reiterato un nuovo tentativo». E ancora: Cuturello a domanda espressa del mio gruppo, nel momento della partecipazione alla riunione preliminare all’agguato di Pantaleone ci disse che all’interno della famiglia se la sarebbe vista lui e che chi doveva saperlo lo sapeva».
Moscato ha poi sottolineato come in «carcere a Vibo Valentia, nel 2008 credo, appena catturato Bruno Emanuele, c’è stato un accordo tra lo stesso Emanuele, Mimmo Bonavota, Andrea Mantella e Michele Fiorillo, che già sparava, per uccidere Pantaleone Mancuso “Scarpuni”». Gli investigatori antimafia, nella parte finale del documento, rilevano che «le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare quelle rese dai collaboratori Moscato Raffaele e Andrea Mantella, trovano uno straordinario riscontro nelle odierne acquisizioni investigative».