Marano Marchesato, indagano sull'omicidio e trovano la violenza sessuale
Condanna definitiva per i cosentini Fabrizio Abate (54 anni) e Filomena Belmonte (39), finiti sotto processo per aver tentato di avere un rapporto a tre con una diciassettenne affetta da un disturbo cognitivo. Accadeva il 24 giugno del 2020 e, nelle scorse ore, la Corte di Cassazione ha inflitto loro sei anni di pena, tanti quanti decretati sia in primo che in secondo grado. Per entrambi l’accusa era di violenza sessuale di gruppo aggravata dall’età e dalla condizione della vittima.
All’epoca, i fatti si svolgono a Marano Marchesato, nell’abitazione della Belmonte che della vittima era amica personale. È in quella casa, infatti, che nel giorno incriminato la minorenne viene attirata con l’inganno. Pensa di essere lì per trascorrere qualche ora in compagnia di persone di cui fida, ma ignora di essere stata convocata solo per soddisfare un desiderio malsano. Desiderio che, però, non si concretizza fino in fondo. La ragazzina si oppone con tutte le sue forze e così, dopo qualche palpeggiamento, la coppia rinuncia al progetto.
Sembra tutto finito, nessuno sporge denuncia, come se niente fosse avvenuto. E invece, undici mesi dopo, Abate e Belmonte finiscono dietro le sbarre. A tradirli, in modo del tutto inatteso, sono le intercettazioni telefoniche e ambientali. In quel periodo, infatti, Abate è tenuto d’occhio nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Lisa Gabriele. I carabinieri, che per quella vicenda hanno messo nel mirino suo cugino Maurizio Abate, cercano le prove di un omicidio. Trovano, invece, quelle di una violenza sessuale.
Alcune captazioni ne documentano le fasi preparatorie, un altro dialogo vede lo stesso Abate parlare in modo esplicito di quanto accaduto. Insomma, ce n’è abbastanza per chiedere e ottenere l’arresto della coppia, cosa che avviene a maggio del 2021. Di lì a poco, i due sceglieranno di essere giudicati con il rito abbreviato e dopo un periodo trascorso in carcere, ottengono i domiciliari. Al termine del processo, la Procura invoca condanne esemplari per entrambi: dodici anni di pena ciascuno. I giudici opteranno per la metà del totale.
In secondo grado il verdetto non cambia e resta immutato anche nel terzo round, quello finale. A seguito della sentenza definitiva, per loro si sono spalancate nuovamente le porte del carcere. La giovane vittima e i suoi familiari si erano costituiti parte civile nel processo. A rappresentare in aula le loro ragioni, c’erano gli avvocati Rossana Chiappetta, Virginia Tenuta ed Herman Altomare.