Sezioni
30/03/2024 ore 20.00
Cronaca

Mario Gatto, il sicario "titolare" della Terza guerra di mafia a Cosenza

Fra i promotori del nuovo clan sorto dalle ceneri di "Garden", a lui sono attribuiti diversi omicidi avvenuti in città all'inizio degli anni Duemila
di Marco Cribari

Cinquantasei anni e una vocazione criminale scoperta con un certo ritardo. Mario Gatto, ex ergastolano per volontà di Cassazione, è uno dei personaggi più enigmatici della malavita cosentina. La sua adesione al crimine, infatti, si registra solo alla fine degli anni Novanta quando lui è già trentenne. Nulla da dire sul suo conto nel decennio precedente. Non ne parlano i pentiti, e neanche gli investigatori. Nel processo “Garden” il suo nome non riecheggia neanche una volta in aula. Nessuno lo tira in ballo, neanche di striscio. Ciò nonostante, è uno dei promotori del nuovo clan guidato da Ettore Lanzino e Domenico Cicero.

Vincenzo Dedato lo indica come uno «degli organizzatori del nuovo corso», tanto da assicurarsi uno stipendio di primo livello, pari a quello dei boss: tre milioni e mezzo di lire. Si occupa essenzialmente di usura ed estorsioni. Incassa la condanna per associazione mafiosa nell’ambito del processo “Tamburo”, ma in quel caso i giudici ne sottostimano il profilo criminale. «Non ha certo le stimmate del dirigente» evidenziano in sentenza. La storia non darà loro ragione.

Non a caso, le inchieste successive gli attribuiranno il ruolo di reggente dell’organizzazione nei periodi di assenza del capo. Subito dopo Lanzino c’è lui, riferiranno diversi pentiti. Gli stessi che, in seguito, gli attribuiranno un ruolo ben preciso all’interno del clan: quello di sicario. In tal senso, ci sarebbe la sua firma su quasi tutti gli omicidi commessi dal gruppo criminale tra la fine del secolo scorso e il quinquennio successivo nell’ambito della Terza guerra di mafia combattuta a Cosenza.

Lui alla guida dell’auto e Franco Presta addetto alle armi. Sarebbe stata questa la coppia «titolare», metafora calcistica resa celebre da Dedato in un’intercettazione storica. Per alcuni di questi delitti è stato condannato, per altri non si è raggiunta la prova della sua colpevolezza. Sembrava destinato a non uscire più di galera. Ora, invece, può contare gli anni che lo separano dal ritorno in libertà.