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19/05/2023 ore 21.24
Cronaca

Mario Occhiuto dopo la condanna: «Inaspettata, ma confido nell'Appello»

L'ex sindaco di Cosenza commenta la sentenza che lo ha riconosciuto colpevole di bancarotta fraudolenta: «Ho sempre operato nel rispetto della legge»
di Marco Cribari

«Inaspettata e imprevedibile». Così l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, oggi senatore di Forza Italia, definisce la condanna a tre anni e sei mesi incassata ieri al termine di un processo che lo vedeva imputato per bancarotta fraudolenta. «Una condanna in primo grado che ho subito per fatti risalenti alla seconda metà degli anni 2000» sottolinea l’attuale senatore di Forza Italia in un lungo post pubblicato su Facebook.

I fatti, precisa, risalgono al periodo compreso fra il 2006 e il 2010 e «nulla hanno a che vedere con la mia attività politica, ma sono legati a presunti reati patrimoniali in una impresa privata da cui mi dimisi da Amministratore dodici anni fa cedendo anche le quote prima di fare il sindaco».

Occhiuto ricorda come, prima di dedicarsi all’attività politica, oltre a svolgere la professione di architetto, abbia fondato diverse società «al fine – afferma – di creare sviluppo economico e occupazione in una regione fortemente disagiata qual è la Calabria. Per ragioni imprevedibili e non causate dalla mia volontà ma da atti poi dichiarati illegittimi della pubblica amministrazione, alcune di queste iniziative imprenditoriali molti anni dopo il mio abbandono hanno dismesso le attività con risvolti negativi principalmente sul mio patrimonio personale. Tant’è! Le iniziative imprenditoriali possono diventare un successo o possono anche fallire. Fallire non significa essere un fallito. Significa credere di poter cambiare le cose, mettersi in gioco per qualcosa di importante, provarci sempre e comunque».

L’ex sindaco si dice «orgoglioso» di quello che ha realizzato nella vita. «Anche dei miei fallimenti – aggiunge – perché ho la certezza di aver operato sempre nel rispetto della legge e con l’obiettivo etico di creare sviluppo e crescita della comunità in cui vivo».

La sentenza lo ha colto di sorpresa. «Io e il mio difensore Nicola Carratelli eravamo e siamo convinti della totale inesistenza dei fatti contestati. Eravamo anche convinti che tutte le evidenze emerse dal processo venissero recepite e accolte dalla Corte portando, consequenzialmente, a un giudizio di non colpevolezza. Purtroppo è andata diversamente. Nonostante ciò la mia fiducia e il mio rispetto nei confronti dell’autorità giudiziaria rimangono inalterati. Si tratta solo del primo grado – conclude – e rimango fiducioso sull’esito finale del procedimento. Le difficoltà non mi hanno mai piegato ma sempre rafforzato».