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19/07/2023 ore 20.00
Cronaca

Misteriosa morte di Lisa Gabriele, altri tre mesi per la verità

Riprende il processo a carico di Maurizio Abate con il deposito della perizia eseguita sul telefono della vittima, a ottobre la sentenza
di Marco Cribari

Sarà il prossimo 18 ottobre il momento della verità per Maurizio Abate, l’ex poliziotto cosentino accusato dell’omicidio di Lisa Gabriele datato 7 gennaio 2005. Quel giorno, infatti, dopo che la Procura avrà rassegnato le proprie conclusioni, la parola passerà al giudice dell’udienza preliminare per la lettura della sentenza. Nel frattempo, oggi il processo che si celebra in abbreviato è ripartito nel segno di una formalità: l’acquisizione della perizia eseguita sul telefonino della ragazza, spento ormai da più di diciott’anni. Formalità, dicevamo, perché ogni tentativo di riaprire quell’apparecchio, compreso l’ultimo effettuato dai migliori specialisti del settore, è caduto nel vuoto. Gli investigatori ritenevano che in quel vecchio Nokia potesse esserci una traccia che portasse all’assassino – una telefonata, un sms – ma questa rimarrà una pista inesplorata.

Allo stato, dunque, si riparte dai 14 anni di condanna invocati dal pubblico ministero per Abate, una richiesta rispetto alla quale però la difesa può opporre già un provvedimento significativo, quello del Tribunale del Riesame che, due settimane dopo l’arresto dell’ex poliziotto, lo ha rimesso in libertà per «mancanza di indizi di colpevolezza». Non a caso è un processo tutto indiziario quello che si celebra a carico del 55enne agente della Stradale, congedato con disonore dal servizio anche per vicende di droga che lo riguardano. Non a caso, un’imputazione analoga lo insegue anche in questo processo, di fianco all’accusa di omicidio, e gli fa rischiare quattro anni di galera in più.

Sospetti secondari a parte, è stato davvero lui a uccidere la ragazza di Rose, morta nel fiore degli anni, appena ventiduenne, per colpa di quella relazione tossica intrapresa con l’attuale imputato? Secondo l’accusa, infatti, in quel periodo Lisa era impelagata in un rapporto sentimentale che le aveva portato in dote solo botte e soprusi, ciò nonostante non si rassegnava alla fine di quell’amore sbagliato. Dal canto suo Abate stava per sposare un’altra donna dalla quale aspettava un figlio e proprio il timore di veder sfumare il suo matrimonio a causa dell’ostruzionismo della Gabriele lo avrebbe determinato a trasformarsi in assassino. Le indagini, inconcludenti nell’immediatezza, sono ripartite a quindici anni di distanza dai fatti, stimolate da lettere anonime e testimonianze che, invece, di diradare le ombre che avvolgono la vicenda hanno finito per addensarle ulteriormente.

Sullo sfondo, i misteri collegati agli ultimi tragici istanti di vita della ragazza, trovata morta in una radura ad alta quota di Montalto Uffugo con un corredo che, a prima vista, faceva pensare al suicidio: alcool, farmaci e una lettera autografa dal contenuto ambiguo. L’autopsia ha poi messo in dubbio questa verità, individuando la causa della morte nell’asfissia meccanica. In pratica, qualcuno le avrebbe ostruito volontariamente le vie respiratorie, forse con un cuscino, impiantando poi la messa in scena del suicidio. A tal proposito, i segni classici del soffocamento sembravano esserci tutti – arti rigidi, labbra cianotiche, macchie rosse sul corpo e sugli occhi – ma la medicina legale, com’è noto, per sua stessa natura non è mai risolutiva. Segnali indicativi di una verità opposta, infatti, sono stati rilevati dai consulenti medici della difesa, lasciando in eredità dubbi e incertezze anche su questo tema. Insomma, a diciotto anni, quasi diciannove dalla sua misteriosa scomparsa, una cosa sola è certa a proposito della povera Lisa Gabriele: che è morta.