Montagne e colline distrutte dai roghi, prevenzione fallimentare anche in provincia di Cosenza
Altilia-Grimaldi, Belvedere Marittimo, Civita, Morano Calabro, Trebisacce, Altomonte-Sibari. Sono soltanto alcune delle località dove nelle ultime settimane sono divampati grossi incendi che hanno distrutto la folta vegetazione presente sulle montagne e sulle colline in provincia di Cosenza.
Una situazione davvero drammatica peggiorata ieri dai roghi che hanno soffocato la provincia di Vibo Valentia e in parte il Reggino. Un problema che si estende anche in altre regioni italiane, basti vedere cos’è successo ieri a Palermo mentre era in corso la partita tra la formazione rosanero e il Cosenza di Fabio Caserta, poi vinta dai Lupi al novantesimo con un eurogol di Canotto. Tifosi rossoblù rimasti bloccati in strada a causa di vasti incendi nei pressi dello stadio “Barbera” di Palermo.
Qualche ora prima invece l’identica situazione si era verificata lungo l’A2 del Mediterraneo tra Altilia e Grimaldi, come raccontato dalla nostra testata con un video inviatoci da un nostro lettore.
Senza dimenticare le fiamme che hanno devastato la zona di Belvedere Marittimo o quella del Pollino, soprattutto l’area di Civita, un borgo straordinario. Cenere, solo cenere. E la prevenzione tanto pubblicizzata dalla politica regionale che fine ha fatto? Se lo chiedono in tanti, in particolar modo i cittadini che sono le prime vittime di questi eventi delittuosi. E se lo chiedono anche chi rischia la vita, come i vigili del fuoco, sempre pronti ad intervenire per spegnere tutto.
Non è azzardato in tal senso affermare che il metodo preventivo individuato a suo tempo dalla Regione Calabria ad oggi non ha dato i risultati sperati. Droni, segnalazioni e presenza sul territorio non bastano. Né si può puntare il dito contro chi cerca ogni giorno di prevenire questi fenomeni criminali, vista anche le carenze d’organico presenti nei vari corpi di polizia deputati al monitoraggio di queste aree. Il problema dunque non può che essere politico. Il fatto di aver sbandierato ai quattro venti che i piromani sarebbero stati incastrati dai mezzi tecnologici regionali ha generato un effetto “boomerang” visto che è sotto gli occhi di tutti il fallimento del metodo di prevenzione.
Un fallimento già certificato in qualche modo anche dalla magistratura, allorquando venne mostrato un video sui social di un presunto piromane, originario della provincia di Catanzaro, prima arrestato dalla procura di Lamezia Terme e poi scarcerato dal Riesame di Catanzaro per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Insomma, su questo tema la Regione Calabria non ha fatto alcun passo in avanti.