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11/05/2023 ore 21.26
Cronaca

Monumento a Cosmai, Sgarbi furioso: «Rimozione che macchia Cosenza»

Il sottosegretario vuole portare il caso in Procura e Maurizio Orrico mostra le foto dell'opera gettata in una discarica, ma per Caruso la verità è un'altra
di Marco Cribari

È rimasto lì per quasi dieci anni, indifferente ai più, semismantellato e in stato di abbandono, ma ora che non c’è più il monumento alla memoria di Sergio Cosmai sembra infiammare il dibattito cittadino. La sua rimozione è stata «una smargiassata che macchia la storia di Cosenza». Il tuono è di Vittorio Sgarbi che, in qualità di sottosegretario di Stato, contesta la decisione assunta circa un mese fa dell’amministrazione comunale perché a suo avviso denota «disprezzo per l’arte, la cultura e per il messaggio civile che l’opera intendeva trasmettere in un territorio dove purtroppo la criminalità è forte». Sgarbi, inoltre, annuncia anche di voler segnalare l’accaduto «alla competente Procura per gli eventuali reati che si ravviseranno».

A fargli eco è l’autore dell’opera, l’artista cosentino Maurizio Orrico, che inquadra lo «sradicamento» della scultura come «un atto di pura barbarie e di bullismo istituzionale senza precedenti. Se avessero voluto spostare l’opera in un altro luogo avrebbero potuto avvisarmi e non avrei avuto nulla in contrario, ma hanno agito come vandali». Orrico propone poi delle fotografie impietose che mostrano la sua opera dopo la rimozione: abbandonata per terra nei pressi di una baracca, che sporge per metà sul manto stradale e sormontata da una vecchia betoniera. Un effetto quasi grottesco. Ora, però, «da alcuni giorni è sparita anche dalla discarica abusiva dopo che ne avevo richiesto il sequestro ai carabinieri» sottolinea ancora Orrico.

Dietro la sua sparizione, però, non vi sarebbe alcun mistero. Il sindaco Franz Caruso, infatti, ribadisce che il monumento si trova al sicuro in un deposito comunale e che presto sarà ricollocato altrove. Probabilmente, dunque, le foto scattate dall’artista documentano solo un deposito “provvisorio” operato dagli addetti comunali dopo la rimozione. Discutibile, ma comunque provvisorio. «Quel monumento non esprimeva più alcun messaggio positivo – afferma ancora Caruso – poiché rappresentava solo le sagome di tre pistoleri». Il sindaco ne aveva annunciato la rimozione lo scorso 11 marzo, proprio durante una celebrazione in memoria di Cosmai, con una dichiarazione rilasciata a Cosenza channel e Lacnews24. A caldeggiare questa soluzione era stata anche la vedova di Cosmai, Tiziana Palazzo, che fin dal primo giorno aveva definito l’opera come «un omaggio ai killer» e non alla memoria di suo marito.

La scultura era stata inaugurata nel 2013 dall’allora sindaco Mario Occhiuto e, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rappresentare un omaggio all’ex direttore del carcere di via Popilia ucciso dalla ‘ndrangheta il 13 marzo del 1985. Era stata collocata al centro di una rotonda in fondo al viale che porta il nome dello stesso Cosmai. In origine, alle tre sagome che compongono l’opera – e che rappresentano gli assassini – era associata anche una lingua di metallo che avvolgeva l’intera rotonda e sui cui era inciso un aforisma del direttore. Il resto è storia nota: a pochi mesi dall’inaugurazione, il monumento fu dichiarato «pericoloso» dalla polizia stradale per via delle lamiere «troppo affilate». Un incidente mortale avvenuto poche ore più tardi proprio in quel punto, pur non essendo collegato in alcun modo alla presenza della stele, accelerò i tempi: la scritta fu rimossa e per i successivi dieci anni, rimasero in piedi solo le sagome dei killer di Cosmai.

«Ora abbiamo riunito tutte le parti del monumento» sottolinea ancora Caruso, soffermandosi proprio sulla scritta, «quella sì, gettata via e abbandonata da anni. È ricoperta da rovi ed erbacce, la ripuliremo per verificare se ne ancora intera o se ne rimasta solo una parte». L’altro aspetto ancora da chiarire riguarda il costo affrontato da Palazzo dei Bruzi per realizzare l’opera. Diverse cronache dell’epoca riportano la cifra di quarantamila euro, ma per Orrico non è affatto così: «Era una mia donazione al Comune di Cosenza – afferma – c’è dunque anche una grave violazione della proprietà intellettuale».