Suicidio in clinica di Salvatore Iaccino, indagati 4 sanitari: «Avevano l’obbligo giuridico di impedirlo»
La procura di Cosenza contesta l’omicidio colposo a infermieri e medico per il decesso del noto ultrà rossoblù meglio conosciuto come “Uccello”
La procura di Cosenza, nella persona della dottoressa Donatella Donato, ha chiuso le indagini preliminari sull’episodio che portò al suicidio di Salvatore Iaccino, meglio conosciuto nel mondo ultrà come “Uccello”, ricoverato presso la casa di cura “Villa degli Oleandri” di Mendicino. Il fascicolo, aperto dopo la tragedia che aveva scosso la comunità, riguarda quattro operatori sanitari, ora formalmente indagati con l’accusa di omicidio colposo aggravato dalla violazione degli obblighi professionali.
Gli indagati e le contestazioni
Secondo quanto riportato nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari gli indagati sono Bruna Scornaienchi, Nicolé Cozzetto, Pasquale Caputo e Antonio Cozzetto. Tutti sono difesi dall’avvocato Innocenzo Palazzo del Foro di Cosenza.
La contestazione riguarda la mancata adozione di misure idonee a impedire il gesto del paziente, Salvatore Iaccino, affetto da psicosi cronica e con un precedente tentativo di autolesionismo. L’uomo, in fase di scompenso psichico, riuscì a togliersi la vita tramite impiccaggione.
Le accuse della procura
La procura ipotizza che i sanitari, «nell’esercizio della professione, non impedirono un evento che avevano l’obbligo giuridico di impedire». In particolare, sarebbero stati omessi adeguati controlli e misure di protezione, nonché inadempimenti nelle procedure di riduzione del rischio suicidario.
L’atto ricostruisce come i tre infermieri in turno avessero la responsabilità diretta della vigilanza sul paziente, mentre Scornaienchi, in qualità di medico, era incaricata del supporto alle attività di assistenza. Secondo l’accusa, la condotta omissiva avrebbe avuto un ruolo causale nella tragedia.
I prossimi passi
Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie difensive, documenti, o chiedere di essere interrogati. Successivamente, la Procura, coordinata dal procuratore capo Vincenzo Capomolla, valuterà se esercitare l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o se optare per altre determinazioni.
Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Cristian Cristiano, Mattia Caruso, Maurizio Nucci e Angelo Nicotera.