Natale, Pasqua e Ferragosto: quando la 'ndrangheta "bussa alla porta"
È noto da anni che a Natale, Pasqua e Ferragosto, la ‘ndrangheta “bussa alla porta” delle attività commerciali di Cosenza e Rende a titolo estorsivo. Lo dicono numerose inchieste coordinate dalla Dda di Catanzaro che nel corso del tempo hanno permesso ai magistrati individuare le dinamiche dei clan, infliggendo duri colpi alle organizzazioni criminali. Ma questo non basta a scoraggiare le cosche, di qualsiasi latitudini esse siano, poiché i nuovi “affiliati” sono pronti ad esaudire i “desideri” di chi comanda e controlla il territorio. Avviene così anche a Cosenza, come illustrato nelle carte della Dda di Catanzaro nell’operazione “Reset“. E considerato che siamo in prossimità delle festività pasquali, gli investigatori più attenti ipotizzano che alcuni dei recenti atti intimidatori accaduti nell’area urbana possano nascondere in realtà richieste di tipo estorsivo magari non andate a buon fine.
Incendi o bottiglia
D’altronde, per portare a termine un’estorsione c’è sempre da attendere che il boss dia il via libera. Poi si passa alla fase esecutiva che in alcuni casi prevede il danneggiamento dell’auto, vedi incendi dolosi, in altri la classica bottiglia contenente liquido infiammabile con a fianco un proiettile.
Quando l’intimidazione non serve
Capita però che il carisma criminale sia più potente dell’atto intimidatorio. Che basti il nome per acconsentire alle richieste. Ed è un fatto realmente avvenuto, a sentire una delle persone offese ascoltate dalla Dda di Catanzaro, nell’inchiesta “Reset“. Parliamo in questo caso di Francesco Patitucci, il quale sarebbe “svizzero” nel presentarsi a Natale, Pasqua e Ferragosto, agli imprenditori facoltosi. «Mi ha avvicinato» ha riferito la vittima e «mi ha chiesto di dargli una mano». In che modo? Mille o 2mila euro a seconda della disponibilità. Questa è la ‘ndrangheta, a Cosenza.