'Ndrangheta a Cosenza, Ruà: «Non sono un capo, troppi errori sul mio nome»
L’udienza preliminare del maxiprocesso “Reset” è in corso di svolgimento nell’aula bunker di Lamezia Terme con la requisitoria del pm Vito Valerio che ha dominato la scena delle ultime sedute in aula e occuperà in esclusiva anche le prossime. In una delle ultime udienze, il pubblico ministero della Dda di Catanzaro si è soffermato sulla posizione di Gianfranco Ruà, imputato come capo promotore dell’associazione mafiosa alla sbarra e anche per favoreggiamento, sempre aggravato dalla mafiosità, con riferimento alle dichiarazioni da lui rese durante il processo Lenti-Gigliotti. A seguire, il diretto interessato ha rilasciato dichiarazioni spontanee, intervenendo in collegamento video dal carcere di Parma.
Ruà è detenuto ininterrottamente dal 1994 e nel tempo ha incassato due condanne all’ergastolo per diversi omicidi commessi durante le guerre di mafia combattute a Cosenza, uno dei quali proprio per l’omicidio di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti. Con le sue dichiarazioni è partito dai tempi di “Garden”, processo durante cui si registrò la sua dissociazione dall’ambiente criminale. Da allora, ha ribadito in aula a Lamezia, non ha fatto più parte di associazioni ‘ndranghetiste.
Sostiene di essere stato penalizzato, in questi anni, da indagini finalizzate a affermare il contrario, ma fondate in gran parte su equivoci investigativi: come il nome “Gianfranco” evocato in alcune intercettazioni di “Reset”, a suo dire attribuito erroneamente a lui dagli investigatori. Non sono mancate le bordate all’indirizzo del suo ex capo, Franco Pino, con il quale nei mesi scorsi è stato protagonista di un serrato quanto drammatico confronto in aula, sempre durante il processo Lenti-Gigliotti.
A proposito di quest’ultimo argomento, ha ribadito di aver detto la verità quando ha escluso la partecipazione di Francesco Patitucci a quel duplice omicidio datato febbraio 1986. Le conclusioni, poi, sono di segno quasi esistenziale. Un documento che vale la pena leggere per intero, ora che sono disponibili le trascrizioni di quell’udienza, e che vi proponiamo per intero qui di seguito.
Allora, no, alcune precisazioni. Sono contento di quello che ha detto il Procuratore anche a livello associativo perché non c’è nulla, però per quanto… io volevo precisare alcune cose. Per quanto riguarda la mia dissociazione, no? questa dissociazione è avvenuta nel processo Garden, forse voi nemmeno eravate nate, che si ritorna al 1994, quando non ero accusato di nessuno omicidio, solo associazione. Siccome nel… nel processo, in tutte le cose, le vicende che ho visto, il pentimento di Pino che era il capo, mi era venuto il disgusto; ho avuto il disgusto della vita che avevo fatto e mi ero dissociato, avevo preso le distanze da… da tutto quanto.
Il discorso che io facevo col Procuratore quando mi ha interrogato era proprio questo, che se uno è dissociato non può essere capo in nessuna maniera, perciò tutte quelle cose che portavano a me, mi trovavano bigliettini che mi mettevano capo, io non.., non.., né lo potevo essere e né lo sapevo e là cosa più importante non lo dovevo essere nessun capo! Non volevo fare più parte dell’associazione, di nessun tipo di associazione.
Per quanto riguarda.., il Procuratore ha detto che io ho detto che Bruni Gianfranco è il capo, che sul… sul nome c’è stata confusione di capi. Ma non è che la confusione era su… che Bruni è capo, perché non lo so, non so nulla di,.. sono a trent’anni in carcere, non so chi può essere capo e chi non è; ma non penso che sia Bruni, non lo so, non lo so! Però la cosa era in questa maniera, nell’arco degli anni, in tutti questi trent’anni – ho dato pure la documentazione al Procuratore – è successo sempre che quando facevano il nome di Gianfranco subito chi è Gianfranco, Ruà.
Ogni volta che veniva fuori questo nome Gianfranco, chi era? Ruà. Hanno messo il nome di mia moglie! Come sentivano Ruà, sentiva.., è la moglie di Ruà, là… Ci sono state pure le denunce di mia moglie verso chi faceva queste cose, dice vabbè, non hanno portato a nulla perché non c’era dolo. Quando mi ha interrogato il Procuratore ancora non sapevo tutte le cose di questo processo, anche in questo processo c’è la stessa confusione.
Guardate, troverete in tutti questi fascicoli che la Guardia di Finanza ha fatto le intercettazioni fra Porcaro e un altro, non so, mi sembra Porcaro, preciso che non conosco nessuno di questi ragazzi imputati, fra Porcaro e un altro, che parlavano che io sarei andato a licenza, a permesso di necessità e che venivano a trovarmi e che mi avevano visto e mi avevano parlato. Non era vero! Bastava la Guardia di Finanza che avrebbe fatto la telefonata alla Polizia Penitenziaria a dire ma chi è questo Gianfranco?! Quello gliel’avrebbero detto, quale Ruà, Ruà è ancora in carcere, non è andato da nessuna parte.
Ecco, tutte queste confusioni, tutte queste… tutte queste confusioni che vengono fatte, no? io sono contento quando il Procuratore ha evidenziato le cose che hanno fatto in Cassazione, cioè una cosa magari materiale, la superficialità che magari qualcuno scrive e su di me questa superficialità come la dobbiamo interpretare, Dottore’? Avete capito, la Guardia di Finanza mi mette a me che anche quando magari mandano le note al magistrato di sorveglianza dicendo che io magari mi incontravo con altre persone quando andavo a licenza, se era vero quelli me le davano licenze?! Mai!
Perciò quando ho richiesto di andare a trovare mia madre mi è stato rigettato, è normale! Un’altra precisazione, per quanto riguarda gli omicidi con Patitucci che io ho detto che ho fatto, è vero, non è che lo nego! L’ho detto pure del processo Lenti-Gigliotti quando sono stato… ho fatto il confronto con Pino, t’ho detto. Siamo stati imputati di omicidio pure, avete capito?! Non è che io… lui è stato assolto, sono stato assolto pure io, magari io sono stato condannato e lui è stato assolto e non è che noi… c’è qualcosa da negare, lo dico e lo confermo ancora adesso.
Anche per quanto riguarda la contestazione di favoreggiamento, no? Mi sembra che il mio Avvocato vi ha mandato il verbale di Pino Francesco del 1997, Dottore’, 1997, quando Pino ha detto le stesse cose che ho detto io nel processo Lenti-Gigliotti, che Patitucci non c’entrava nulla e che gliel’avevo raccontata io tanti anni fa e la cosa più bella in questo verbale dice che c’erano altri verbali fatti nella stessa maniera, che scaglionava Patitucci. Ma io dico, non lo so, sono trent’anni che io sono in carcere, io non so più come… la giustizia come viene amministrata, però una cosa del genere…! Come, Pino, lo dice Pino che Patitucci non c’entrava all’epoca, oggi lo accusa e gli danno i benefici. lo che lo dico io non… non mi vengono date nemmeno le attenuanti, anzi, dicono che ho detto una bugia.
La bugia o se l’abbiamo detta tutta e due, già Pino l’ha detto nel ’97 e poi io l’ho confermata magari la bugia! Ma non è vero perché tutte queste cose gliele avevo raccontate io a Pino, Pino non è che sapeva qualcosa dell’omicidio, gliel’avevo raccontato io e Pino aveva detto la verità nel ’97. Quindi ultimamente è stato interrogato Pino in queste circostanze fra… per queste circostanze, no? me l’ha detto l’Avvocato, la risposta di Pino è stata “Confermo quello che ho detto nel ’97”, cioè confermo quello che ho detto io, e conferma pure quello che ha detto dopo, cioè… avete capito? Io non lo so come funziona la giustizia. Se all’epoca ha detto la verità, oggi ha detto la bugia o all’epoca ha detto la bugia e oggi dice la verità? Ha detto che conferma tutto quel verbale, Dottore’. Perciò pensate uno che è in carcere da trent’anni come è stufo della giustizia, Dottore’! Come è stufo di questa vita, come è stufo di tutte le cose. Ho finito di… di disturbarla, Dottore’. Grazie.