'Ndrangheta a Cosenza, scoppia la "pace" tra Patitucci e Porcaro
di Marco Cribari
Più che l’udienza un maxiprocesso di mafia, sembrava il set di “C’è posta per te”. Solo in versione più noir rispetto all’originale. Francesco Patitucci e Roberto Porcaro hanno dominato la scena odierna di “Reset” in abbreviato, rendendosi protagonisti di un dialogo a distanza che, dal punto di vista umano e criminale, ha sancito la loro riconciliazione. Lo hanno fatto rendendo entrambi dichiarazioni spontanee: più di un’ora il tempo che s’è preso il boss al microfono, altrettanto quello impiegato dal suo “delfino”. Il tutto, nel segno di una riconciliazione.
A «l’amico Roberto», Patitucci ha detto di aver compreso le ragioni che, lo scorso anno, lo portarono a collaborare con la giustizia, e di averlo anche perdonato. Ha ricondotto il suo gesto a «malintesi» e fraintendimenti ed è passato poi a cavalcare quella che per lui è la tigre di questo processo: la confederazione tra clan che, secondo la Dda, ha caratterizzato l’ultimo decennio di vita criminale a Cosenza, con lo stesso Patitucci nel ruolo di capo in testa. «Nessuna confederazione» ha ribadito il diretto interessato, e per quanto riguarda il trono di boss, ha affermato, quello era di Ettore Lanzino. Almeno fino a un certo momento storico. «E non lo dico perché ora è morto – ha precisato – ma perché è la verità».
La replica di Porcaro è arrivata a stretto giro di posta. Anche lui ha pronunciato parole al miele nei confronti del suo mentore e ha poi ricondotto le scelte del suo recente passato alla lettura di alcune intercettazioni che, all’epoca, suscitarono in lui contrarietà. Il riferimento è ai colloqui tra Patitucci e la sua ex moglie Silvia Guido, risalenti ai tempi in cui il loro rapporto coniugale era all’acme della crisi. Proprio della donna, entrambi hanno escluso la partecipazione alla vita associativa, con Patitucci che si è ritagliato un ruolo «paterno» per inquadrare i rapporti con lei.
Prima di loro era toccato a Mario Renato Piromallo prendere la parola. Anche lui si era dilungato per minimizzare la portata del contesto associativo che i magistrati intendono invece acclarare, rifuggendo per sé – e anche per Porcaro – la definizione di capo perché quella spettava solo a Patitucci. Non sono stati gli unici assoli della giornata. Anche Adolfo D’Ambrosio, Alberto Turboli e tanti altri imputati hanno rilasciato dichiarazioni spontanee, allungando a dismisura i tempi dell’udienza che aveva in programma discussioni difensive cruciali, tra cui quelle dei difensori degli stessi Patitucci, Piromallo e Porcaro, ovvero gli avvocati Luca Acciardi, Laura Gaetano e Mario Scarpelli. I lavori in aula si sono protratti fino a tarda serata. Per i 119 imputati, la sentenza è in programma il prossimo 19 dicembre.
Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda
- Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
- Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
- Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
- Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
- Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
- Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
- Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 12 anni
- Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
- Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Angelo Nicotera CHIESTI 18 anni
- Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
- Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
- Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)