'Ndrangheta a Cosenza, sette gruppi criminali ma un solo capo: Francesco Patitucci
Una confederazione di sette gruppi criminali con al vertice un solo capo: Francesco Patitucci. È l’assetto attuale della malavita cosentina fotografato da “Sistema”, la monumentale inchiesta della Dda di Catanzaro che, a otto anni di distanza dall’ultimo maxi-blitz di polizia, scompagina nuovamente le fila della criminalità organizzata bruzia, portando anche sotto i riflettori della cronaca un vero e proprio esercito di nuove leve, per lo più ventenni, che ne costituiscono l’organico.
Sette gruppi dicevamo, perché alla cerchia di fedelissimi di Patitucci, l’inventario investigativo aggiunge il sottoclan guidato da Roberto Porcaro, quello dei fratelli Michele e Umberto Di Puppo, un altro collegato alla famiglia Presta di Roggiano Gravina, la batteria rendese di Adolfo D’Ambrosio e poi due cellule in quota nomadi, di cui la più consistente a guida dei fratelli Abbruzzese, meglio intesi come “Banana”. Un quadro in apparenza frammentato, dunque, ma reso più armonioso dalla presenza di un capo dei capi, Patitucci per l’appunto.
I detective di Gratteri se ne sono resi conto anche grazie a una microspia che sono riusciti a piazzargli nel salotto di casa, nascosta nel decoder della tv. Con quel microfono hanno potuto documentare numerose attività criminali messe in campo dalla confederazione, verificando come gli affari illeciti, nonostante le preoccupazioni dei diretti interessati, non si siano interrotti neanche in periodo di lockdown.
Nei vari incontri fra il padrone di casa e i suoi ospitati si parla di estorsioni – sia già compiute che in via di progettazione – di danneggiamenti, di droga e usura, tutti episodi ai quali corrispondono oggi altrettanti capi d’imputazione a carico dei soggetti tirati in ballo di volta in volta, sia direttamente che indirettamente.
Non mancano anche i summit di mafia, convocati nei momenti di particolare fibrillazione interna, quando temi spinosi come l’assistenza ai detenuti o i soldi da versare nella cassa comune della confederazione – la cosiddetta “bacinella” – non sono condivisi all’unanimità da tutti i gerarchi. È lì che emerge in particolare il ruolo di Patitucci, al quale tocca il compito di mettere d’accordo le diverse anime del gruppo e disinnescare dissapori e gelosie interne. Un documento investigativo formidabile, insomma, con il quale la Dda di Catanzaro è strisciata silenziosamente in territorio nemico, circostanza che gli ha consentito di carpire i segreti dei clan, avere contezza della loro pervasività, ma anche del fragile equilibrio di accordi e alleanze sui quali fondano la loro forza.