’Ndrangheta nella Sibaritide, la piramide criminale del clan Abbruzzese
Il processo antimafia “Athena” ha consentito al giudice di delineare i profili dei nuovi capi del gruppo criminale che tra il 2018 e il 2021 è stato mattatore in tema di droga ed estorsioni
La sentenza del processo “Athena”, di cui sono state rese note di recente le motivazioni, delinea anche i profili dei vertici del clan di ‘ndrangheta che, per come è stato accertato in via giudiziaria, tra il 2018 e il 2021, ha esercitato il predominio nella Sibaritide in materia di estorsioni e narcotraffico. Si tratta, va da sé, di persone che fanno parte della famiglia Abbruzzese.
In cima all’elenco stilato dalla Dda di Catanzaro e poi validato dal giudice, c’è Nicola Abbruzzese «È lui che gestisce in una pozione di supremazia gli affari illeciti della cosca» è scritto nella sentenza. «In ogni vicenda criminale di estorsione, di furto, di spaccio di sostanza stupefacente, tutti, sia i familiari sia gli altri sodali, fanno sempre riferimento a lui per portare a termine l’azione, per convincere le vittime a piegarsi al loro volere, per costringere e sollecitare i pagamenti nelle vicende di cessione di sostanza stupefacente».
Proprio in tema di droga, le indagini, e poi il processo, hanno accertato che è sempre Nicola Abbruzzese a tenere contatti personali con i cugini di Cosenza, gli Abbruzzese “Banana”, in particolare con il loro referente Gianluca Maestri, oggi collaboratore di giustizia. Con loro, «intercorrevano accordi a distanza per lo spaccio di droga nel capoluogo di provincia».
L’inchiesta ha consentito, inoltre, di confermare ciò che era emerso anche nel contesto di altre indagini, ossia «molti momenti di vicinanza tra gli Abbruzzese di Cassano e gli storici rivali dei Forastefano: «Tanto in vicende di estorsione agli imprenditori, quanto in tema di spaccio – sottolinea il giudice - si è assistito a momenti di collaborazione fra Nicola Abbruzzese e Pasquale Forastefano che hanno segnato una nuova era della vita criminale del territorio di riferimento».
Nel blocco di intercettazioni, però, figurano anche conversazioni in cui altri membri del gruppo commentano in modo sfavorevole la posizione di vertice assunta da Nicola, fratello dello storico capo Francesco Abbruzzese alias Dentuzzo al vertice della cosca. «Non tutti ne gradivano il modo di fare» precisa il giudice estensore, perché lo ritenevano «meno affabile rispetto a quello di Luigi».
È proprio quest’ultimo il secondo profilo a cui è dedicato un sottocapitolo della sentenza: Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo” e nipote di Nicola. «È a lui che viene attribuito il ruolo di successore nella guida del gruppo. Un ruolo che tutti gli riconoscono lodandone anche le doti umane, e la disponibilità ed apertura verso tutti, distribuendo denaro ai sodali che ne avevano bisogno: di lui si dice che a chi lo incontrava non disdegnava di elargirgli e donargli i soldi che aveva in tasca; un gesto da lui attribuito solo all’essere una persona generosa che divideva ciò che aveva, ma da tutti individuato come un modo generoso di proseguire l’azione del padre alla guida del clan».
Questo suo ruolo viene di fatto smorzato dalla sua lunga latitanza seguente al a ordinanza che ne disponeva la custodia cautelare in carcere nell’anno 2015 e terminata nel 2018. Un periodo in cui tutta la famiglia si prodiga ad assicurare a lui di fuggire alle investigazioni e all’arresto; la compagna poi moglie, i cognati ed i suoceri sono tutti a sua disposizione per dargli un rifugio, per assicurargli spostamenti e il rifornimento di tutto ciò che gli serviva».
Su un gradino più in basso nella piramide si posizionano invece Leonardo e Rocco Abbruzzese, rispettivamente fratello e cognato di Nicola Abbruzzese. Entrambi, secondo il gup, «sono da ritenersi partecipi nella cosca con ruoli di braccio destra del congiunto. I due sono molto attivi nella vicenda delle estorsioni agli imprenditori agricoli della zona, riscontrandosi una maggiore capacità di Leonardo a chiamare le vittime e chiedere con imperio e fermezza la consegna dei bins, con Rocco che poi giungeva a ritirarle». Si ritiene che entrambi siano stati pienamente coinvolti anche nelle altre attività criminali del gruppo, ovvero la droga e i furti.