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03/11/2023 ore 13.30
Cronaca

Nicola Acri ammette: «Giusta la mia condanna per l'omicidio di Primiano Chiarello»

Il pentito non nega le sue responsabilità in merito al delitto di sangue avvenuto nel 1999. L'ex boss di Rossano parla anche degli equilibri nella Sibaritide
di Antonio Alizzi

Il sangue del passato che si spera non ritorni più. Nei verbali del pentito Nicola Acri, ex boss di Rossano, ci sono anche ammissioni. Non solo accuse contro i suoi ex sodali, ma riferimenti ai fatti che hanno contraddistinto in negativo una delle tante guerre di mafia avvenute in provincia di Cosenza negli anni passati.

Parliamo della famosa inchiesta “Terminator 3“, coordinata all’epoca dalla Dda di Catanzaro, che a livello giudiziario, è stata la “pietra tombale” per tanti boss che se prima coltivavano qualche speranza di uscire dal carcere, dopo aver scontato lunghe condanne, con la conferma della pena dell’ergastolo, la prospettiva è cambiata. Ci troviamo di fronte a mafiosi che erano capaci realmente di condizionare la vita criminale delle cosche, imponendo il loro carisma in lungo e in largo. Non si muoveva foglia insomma se decidevano che una “cosa“, ovvero un omicidio, non andava fatta. Si tratta dunque della ‘ndrangheta cosentina spietata che utilizzava il modo più violento per eliminare l’avversario.

Nicola Acri, tornando all’argomento principale del nostro servizio, ne faceva parte a pieno titolo. Ieri abbiamo pubblicato la parte in cui ha raccontato come avvenne la sua affiliazione alla cosca “Abbruzzese” di Cassano Ionio, oggi invece si parla, tra le altre cose, dell’omicidio di Primiano Chiarello, ucciso a Cassano Ionio l’8 giugno del 1999. Delitto che ritroviamo per l’appunto in “Terminator 3“, insieme a quelli del “mammasantissima” Tonino Sena, avvenuto a Castrolibero il 12 maggio del 2000 e di Francesco Bruni senior “Bella bella”, commesso a Cosenza il 29 luglio del 1999.

Il verbale di Nicola Acri

Il 21 maggio 2021, davanti ai magistrati antimafia della Dda di Catanzaro, relazionando sui rapporti con gli esponenti con quello che Acri definiva “gruppo” di Corigliano, il collaboratore di giustizia afferma che «in quel periodo continuavano i rapporti criminali degli Abbruzzese sia con il gruppo di Corigliano, riferibile a Filippo Solimando e Rocco Azzaro, sia con il gruppo di Cirò».

«Gli Abbruzzese», ancora oggi ritenuti tra le cosche più pericolose della provincia di Cosenza, «mantenevano anche i rapporti con il gruppo di Ettore Lanzino e Franco Presta di Cosenza che nel frattempo erano stati scarcerati e che erano alleati con Franco Bevilacqua, detto “Franchino i Mafarda» dice Acri all’ufficio inquirente di Catanzaro.

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«Io partecipavo ai dialoghi che avvenivano e mi rendevo conto del contrasto che c’era con i soggetti che venivano indicati come i nemici comuni. In particolare venivano indicati come invisi al nostro gruppo e ai gruppi alleati i cosiddetti “Bella bella” che di cognome fanno Bruni» aggiunge il pentito. «Questi ultimi avevano un’alleanza con Antonello Esposito di Castrovillari che a sua volta era legato a Portoraro al quale a sua volta faceva riferimento a Cristaldi. Nel quadro di queste alleanze e contrapposizioni si pone anche l’omicidio di tale Primiano (Primiano Chiarello, ndr), di Cosenza, che era vicino ai “bella bella“. Con riferimento a questo omicidio, per il quale sono stato condannato all’ergastolo, riconosco le mie responsabilità e per quanto io sappia non ci sono altri soggetti coinvolti oltre a quelli che sono stati interessati dal processo».