Omicidio Di Cicco, i nuovi retroscena raccontati dal pentito Ciro Nigro
Un omicidio deliberato in una piantagione di clementine, come raccontato in un altro servizio, ed eseguito secondo le regole della ‘ndrangheta. Il pentito Ciro Nigro è un fiume in piena, quando si presenta davanti alla Dda di Catanzaro, svelando tanti retroscena sul caso di “lupara bianca” che ha visto coinvolto, in negativo, Salvatore Di Cicco, seppellito a Torretta di Crucoli, dopo essere stato ucciso da Peppe Spagnuolo, detto “U Bandito”, almeno stando al narrato dei collaboratori di giustizia.
Jeans blu
La Dda di Catanzaro, nel valutare l’attendibilità del pentito Ciro Nigro, chiede al testimone-indagato, com’era vestito quel giorno, l’uomo cassanese. «Di Cicco indossava un paio di pantaloni blu jeans ma non ricordo cos’altro indossasse, se maglietta o camicia. Devo dire tuttavia che dopo il nostro primo incontro, in quella giornata, e dopo aver fatto il passaggio, a casa di Eduardo Pepe» ha affermato Nigro, «ho accompagnato Di Cicco a casa sua a Marina di Sibari e ci siamo dati appuntamento per incontrarci di nuovo sulla 2016, precisamente a Torricella, e dopo che lo stesso ha lasciato la sua autovettura a Calopezzati, è nuovamente risalito sulla mia auto».
Le ultime parole di Di Cicco a Nigro
Il pentito Ciro Nigro ha ricordato anche il momento dell’omicidio. «Di Cicco veniva attinto dall’esplosione dei colpi di arma da fuoco, in ordine alla quale voi mi chiedete, posso dire che i colpi gli sono stati esplosi al petto. In particolare – ha spiegato il collaboratore coriglianese – Peppe Spagnuolo utilizzava in un primo momento una pistola 7,65 che però si è inceppata, quindi ho preso una pistola calibro 38 che ho dovuto ricaricare ed in quel frangente, Di Cicco, consapevole del suo destino, si è voltato verso di me che stavo a pochi metri di distanza dicendomi “ma cosa ho fatto?” e io gli ho risposto “tu lo sai quello che hai fatto”. Ho visto perfettamente, dove veniva colpito, cioè al petto, dai colpi esplosi dallo Spagnuolo. Ricordo che lo Spagnuolo ha sparato a distanza ravvicinata, due colpi di pistola al petto di Di Cicco». Del delitto di mafia in seguito non se ne parlò più: «Del fatto specifico ho parlato con Eduardo Pepe. ma non ne ho parlato con altri, neanche con Rocco Azzaro, secondo una regola ferrea che in questi casi del fatto non occorre riparlarne».