Ospedale di Paola, centralinista non vedente denuncia: «Non riesco a usare i servizi igienici in autonomia»
Lucia Russo lavora al centralino dell’ospedale San Francesco da sei anni e da tre ha cominciato la sua battaglia per chiedere che i bagni siano realizzati in una stanza adiacente alla postazione di lavoro, così da garantire a lei e alla sua collega la piena autonomia
Una denuncia pubblica, affidata a una lettera e a una serie di video affidati alla nostra redazione, sta riportando all’attenzione il tema delle barriere architettoniche e della tutela dei diritti delle persone con disabilità all’interno dell’ospedale San Francesco di Paola. A sollevare il caso è Lucia Russo, centralinista non vedente in servizio da sei anni nella struttura sanitaria, che racconta una situazione che definisce «insostenibile» e «lesiva della dignità personale».
Problema annoso
Tutto è iniziato tre anni fa, quando la signora Russo ha cominciato a lamentare servizi igienici troppo distanti dalla postazione di lavoro e difficilmente raggiungibili, soprattutto quando sale e corridoi della struttura ospitano centinaia di pazienti in attesa. Dopo numerose istanze ignorate, Lucia Russo ha poi deciso di affidarsi all’associazione Aila, fondata a Como da Ada Orsatti, e scrivere una lettera ai dirigenti dell’Asp di Cosenza per chiedere interventi urgenti, ma nessuno le ha mai risposto.
La lettera
Qualche giorno fa la centralinista è tornata a far sentire la sua voce, scrivendo una lettera resa pubblica sui social. Il tempismo non è casuale. Di recente, nell’ospedale paolano sono cominciati alcuni lavori di ristrutturazione e ammodernamento, che riguardano proprio il piano su cui sorge il centralino. E così, il suo grido d’aiuto ha fatto il giro del web.
«Salve! Mi chiamo Russo Lucia, sono una signora non vedente, di Cosenza, che lavora da sei anni presso il centralino dell’ospedale San Francesco di Paola – comincia la missiva -. Da quando sono stata assunta e a tutt’oggi, mi trovo in difficoltà perché non riesco ad usufruire dei servizi igienici in piena autonomia. Da tre anni sto lottando per avere una stanza con i servizi igienici adiacenti ma senza nessun risultato.
Un anno fa, insieme all’associazione AILA Orsatti di Como, di cui io sono la referente della Calabria, abbiamo scritto una lettera al dirigente dell’ASP di Cosenza per esortare i nostri diritti ma non abbiamo avuto nessun riscontro di tutto ciò che è stato richiesto».
Diritti negati all’Ospedale San Francesco di Paola
La signora Russo parla anche a nome della collega, «venuta da poco, anche lei non vedente. Penso che non sia giusto che dobbiamo chiedere aiuto alla gente per recarci ai servizi igienici. Tutto ciò che stiamo chiedendo è un nostro diritto, ma ci sentiamo discriminate.
Noi siamo proprio in grosse difficoltà – continua - e, visto che in questo periodo stanno facendo dei lavori in questo presidio, nessuno ha pensato alle nostre difficoltà, più volte sollecitate.
Questa lettera l’ho scritta perché la gente deve sapere quanta discriminazione c’è nei confronti delle persone disabili. Spero che chi di competenza si renda conto di ciò che sta accadendo e intervenga. Noi non ci fermeremo qui».
I video esplicativi
A supporto di quanto dichiarato, ci sono anche tre video che la signora Russo ha inviato alla nostra redazione. Nei filmati, la centralinista ripercorre il tragitto dalla sua postazione di lavoro fino ai bagni, guidata dalla voce di un’altra persona. «Non è mai accaduto – dice la donna – che io abbia chiesto aiuto ai presenti per raggiungere i bagni e non ne abbia ricevuto, sono tutti molto disponibili con me. Questo, però, non significa che le mie richieste debbano essere ignorate. Sono una donna indipendente e voglio poter andare in bagno in autonomia».
Le condizioni del centralino
La battaglia della centralinista di Cosenza e della sua collega riguarda anche l’ufficio che ospita lo stesso centralino. «Guadate in che condizioni è – dice in uno dei video inviati alla redazione -, non è un centralino idoneo per due persone non vedenti». Effettivamente, il luogo appare stretto e pieno di insidie, come la stufetta poggiata alla buona su una staffa di ferro affissa appena sopra il frigorifero, le sedie scucite o prese e fili elettrici senza alcuna protezione. Non proprio un luogo adatto a chi ha una disabilità visiva.