Planetario di Cosenza, dopo due furti e un'inchiesta il Comune scopre l’esistenza del lucchetto
Sono trascorsi quasi dieci giorni dalla nostra inchiesta sul Planetario di Cosenza ridotto ormai a un rudere. Il Comune, nonostante avesse garantito che la struttura era stata messa in sicurezza, aveva però “dimenticato” di blindare la porta di accesso principale, permettendo a sbandati di turno di infilarsi all’interno e fare razzie.
Il primo furto non era stato sufficiente per mettere in guardia Palazzo dei Bruzi, e nemmeno il secondo. A quanto pare, nessuno aveva pensato che chiudere la porta d’ingresso potesse evitare l’intrusione di malintenzionati. Dopo il nostro articolo e l’intervento della Polizia – entrata con noi e con la Scientifica nel Planetario – l’Ufficio tecnico è intervenuto solo dopo un’ora dal primo contatto delle forze dell’ordine, senza riuscire inizialmente a trovare qualcuno in possesso delle chiavi della cancellata. Alla fine, però, l’ingresso è stato saldato e anche assicurato con un lucchetto. Insomma, Palazzo dei Bruzi ha chiuso la stalla solo dopo che i buoi erano già scappati.
Ci si aspettava una reazione da parte del Comune davanti allo scempio che ci siamo trovati davanti, almeno un cenno, e invece Franz Caruso ha scelto la strada del silenzio, così come Antonello Costanzo, il delegato al Patrimonio, scegliendo di soprassedere senza neppure rispondere alla dura nota dell’opposizione che chiedeva conto di quanto accaduto. Ma la città, che ancora piangeva la morte di Franco Piperno e chiedeva l’intitolazione a lui del Planetario, è rimasta colpita dalle condizioni vergognose in cui versa la struttura e che abbiamo documentato nel dettaglio.
Un bivacco ha rivelato la presenza di qualcuno che ha utilizzato il Planetario di Cosenza come rifugio per la notte. Tutt’intorno, la scena ricordava gli effetti di un terremoto: una struttura un tempo pensata per essere un polo di attrazione scientifica e turistica è ormai ridotta a un cumulo di rottami.

Una pistola giocattolo, privata del tappo rosso, era adagiata su una seduta. I computer sono tutti spaccati, le preziose poltrone rotanti, rotte e sporcate con il contenuto degli estintori svuotati nella sala principale. Il proiettore, che constava di diverse lenti Zeiss, è inutilizzabile e compromesso. Insomma, un disastro. Senza contare quello che si nasconde nel piano del seminterrato dove ignoti hanno fatto razzie rubando cavi, distruggendo gli impianti elettrici, i server, le porte. Una passerella, creata con assi di legno, ci ha mostrato dell’acqua che scorre tra resti di materiali edili. C’è da chiedersi ormai se questi edificio non sia destinato più che al recupero (un recupero da sei zeri) o all’abbattimento.