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10/10/2023 ore 18.50
Cronaca

«Porcaro condivideva i proventi delle estorsioni con gli "zingari" di Cosenza»

La rivelazione arriva dal neo collaboratore di giustizia Francesco Greco in uno degli ultimi verbali resi con la Dda di Catanzaro
di Antonio Alizzi

Francesco Greco rivela, la Dda prende nota. Il neo collaboratore di giustizia, in uno degli ultimi verbali resi davanti ai magistrati antimafia di Catanzaro, parla del “modus operandi” di Roberto Porcaro oltre il perimetro della presunta confederazione mafiosa cosentina. Il pentito infatti racconta un episodio avvenuto nell’estate del 2018 a Cosenza, dove l’allora “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza, gestiva gli affari illeciti: estorsioni, usura e spaccio di droga.

‹Posso riferire nello specifico dell’estorsione perpetrata ai danni» di un supermercato situato nella zona dello stadio “San Vito-Marulla” di Cosenza. Greco aggiunge: «Di questa estorsione si occupava, personalmente, Roberto Porcaro senza intermediari e raccoglieva il 3% del guadagno, per come mi è stato meglio spiegato da Leonardo Bevilacqua (cugino degli Abbruzzese e mio coimputato nel processo “Reset“), durante la nostra comune detenzione nella stessa cella nel carcere di Terni» afferma Francesco Greco.

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«Leonardo Bevilacqua era a conoscenza di questa estorsione i quanto gli era stato spiegato da Luigi e Marco Abbruzzese, trattandosi di estorsione che Porcaro condivideva con gli zingari. Rispetto a questa estorsione, Roberto Porcaro aveva anche imposto al gestore» del supermercato «l’assunzione di Pino Bevilacqua, detto u “gravune” (uno “zingaro” vicino agli Abbruzzese per i quali spacciava anche sostanza stupefacente del tipo cocaina), come addetto alla vigilanza del relativbo locale commerciale» sottolinea Greco.

«Questo Pino Bevilacqua, tuttavia, si rese responsabile di un furto di merce proprio all’interno» del supermercato, dice il pentito, «venendo anche arrestato in flagranza di reato. Dopo pochi giorni Bevilacqua fu scarcerato e fu picchiato da Roberto Porcaro perché aveva tradito la fiducia del gruppo. Questo accadeva poco prima dell’estate del 2018. Il gesto di Porcaro – spiega Greco – non fu tollerato dagli zingari e tale Franco, cognato del Bevilacqua, andò a cercare armato Roberto Porcaro sotto casa di quest’ultimo, intenzionato a sparargli».

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«In quel frangente – dichiara Greco – Porcaro non c’era, ma sopraggiunsi io e lì trovai anche Danilo Turboli, Francesco Stola, Amleto Stola e Alessandro Morrone, in difesa di Roberto Porcaro. In particolare Danilo Turboli era anch’egli armato. Ricordo che si affacciò anche la moglie di Maurizio Rango» che si sarebbe lamentata nei confronti «del predetto Franco per il fatto di essere giunto armato anche alla presenza di bambini e che se fosse stato presente Maurizio Rango ciò non sarebbe mai accaduto».

Il fatto, secondo Greco, si conclude così. «Poco dopo, sopraggiunse, a bordo di un’Audi A3 “Sportback”, di colore grigio Roberto Porcaro accompagnato da Luigi e Marco Abbruzzese e da Antonio Marotta. Tutti erano armati e in particolare, a Roberto Porcaro la pistola gli fu data dai fratelli Abbruzzese. Scendendo dalla macchina, tutti e quattro impugnavano la pistola, che ricordo essere di grandi dimensioni, presumo delle calibro 44. Quella sera, tuttavia, non successe nulla».