Processo "Acheruntia", Franco Pino torna in aula a Cosenza: ecco perché
Dopo il processo sul duplice omicidio Lenti-Gigliotti, dove ha rimediato una condanna a 8 anni di carcere, l’ex boss di Cosenza, Franco Pino, attuale collaboratore di giustizia, tornerà in un’aula di tribunale, in questo caso quella cosentina, per rispondere alle domande della Dda di Catanzaro, nell’ambito del procedimento penale denominato “Acheruntia“, l’indagine dei carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza su una presunta associazione mafiosa operante ad Acri con a capo l’ex consigliere comunale Angelo Gencarelli, che in primo grado a Cosenza è stato condannato con l’esclusione dell’aggravante mafiosa, e Giuseppe Perri, detto “Pino”, affiliato al clan “Lanzino” di Cosenza.
La testimonianza di Franco Pino,, prevista per il 31 maggio 2022, si concentrerà proprio sulla posizione processuale di Angelo Gencarelli. L’accusa infatti intende capire se “l’Angiuluzzu, l’autista dei pullman” citato in uno dei verbali dal pentito cosentino corrisponda all’attuale imputato che, all’epoca, avrebbe fatto parte del gruppo guidato proprio da Franco Pino, una figura criminale di grande spessore che ha scritto la pagina giudiziaria degli ultimi 30 anni a Cosenza, ma anche in Calabria.
Processo “Acheruntia”, cos’è emerso nell’udienza del 17 marzo
Nel corso della nuova udienza del processo “Acheruntia“, la pubblica accusa (rappresentata dal procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, titolare del fascicolo per i suoi trascorsi in Dda a Catanzaro): ha esaminato due dirigenti della Regione, Antonucci e Tarzia. Durante l’esame è emerso un presunto interessamento di Angelo Gencarelli relativamente alla ditta “La Fungaia” di Salvatore Gencarelli, che era stata sanzionata per irregolarità a seguito di lavori effettuati lungo il corso di un fiume. Da questo episodio, infatti, nacque una querelle tra il Comune di Acri e la Regione Calabria sul fatto se andavano tagliate (o meno) anche le piante danneggiate dai temporali. Generico in tal senso sarebbe stato l’interessamento di Michele Trematerra, all’epoca assessore regionale all’Agricoltura e alla Forestazione, imputato nel procedimento in corso di svolgimento a Cosenza.
Poi è stata la volta di due titolari di bar ad Acri, le cui dichiarazioni sono state contestate dalla pubblica accusa in quanto non conformi rispetto al narrato fatto dinanzi alla polizia giudiziaria, nel periodo delle indagini preliminari. Anche il presidente del collegio giudicante ha rilevato le difformità sollevate dalla Dda di Catanzaro. In un caso, uno dei testimoni fu vittima di una rapina nel suo bar e avendo riconosciuto, a suo dire, l’autore del “colpo”, si sarebbe rivolto ad Angelo Gencarelli, per chiedergli di intervenire, recuperando almeno una parte della somma. Gencarelli, però, non si è fatto più vivo.
In un’altra testimonianza, invece, l’altro titolare di bar ha spiegato di aver avuto un rapporto di lavoro solo con la ditta Spadafora, la quale lo riforniva di video giochi, negando di aver ricevuto pressioni da ditte vicine alla criminalità organizzata. Anche in questo il pm ha contestato le sue dichiarazioni in aperto contrasto con quanto detto nella fase preliminare del procedimento. Infine, ai testimoni la pubblica accusa ha chiesto se erano a conoscenza che Gencarelli frequentasse pregiudicati, ma entrambi non hanno confermato questa circostanza.
Il collegio difensivo, tra gli altri, è composto dagli avvocati Marcello Manna, Angelo Pugliese, Matteo Cristiani, Sergio Calabrese, Giampiero Calabrese, Vincenzo Guglielmo Belvedere, Luigi Ripoli, Pierluigi Pugliese e Antonio Quintieri. Le parti civili sono rappresentate dall’avvocato Raffaele Rigoli.