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20/08/2025 ore 06.30
Cronaca

Processo Athena, l’inchiesta contro la ‘ndrangheta di Cassano approda in appello | NOMI

L’indagine antimafia della Dda di Catanzaro, che in primo grado aveva ottenuto una raffica di condanne, ora giunge al giudizio di secondo grado. Ecco da dove si riparte

di Antonio Alizzi

Il presidente della seconda sezione penale, Alessandro Bravin, ha emesso il decreto di citazione a giudizio nei confronti degli imputati coinvolti nel processo Athena, l’indagine antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta operante a Cassano Ionio.

La citazione riguarda l’appello proposto dal pubblico ministero Alessandro Riello nei confronti di Francesco Abbruzzese, Pasquale Forastefano e Maria Rosaria Maestri. Tutti gli imputati dovranno comparire davanti davanti ai giudici all’udienza fissata al 27 ottobre a Catanzaro.

Processo Athena, come finì il giudizio di primo grado

Il gup del tribunale di Catanzaro, Gilda Romano, aveva emesso la sentenza di primo grado nei confronti degli imputati coinvolti nella maxi indagine antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro. L’inchiesta comprendeva i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, estorsioni e altri crimini che, secondo gli inquirenti, erano stati commessi agevolando le cosche di ‘ndrangheta della Piana di Sibari.

Più condanne che assoluzioni

L’impianto accusatorio aveva retto quasi interamente. Si erano registrate condanne pesanti per Nicola Abbruzzese alias Semiasse, Leonardo Abbruzzese detto “Nino” e Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”, tutti ritenuti, in epoche diverse, presunti “reggenti” del clan degli zingari di Cassano Ionio. Era stato condannato a oltre otto anni di carcere Pasquale Forastefano, individuato come il capo attuale dell’omonima cosca.

Diverse invece erano state le assoluzioni, a cominciare da Antonio Abbruzzese, figlio di Giovanni Abruzzese, finito al 41bis per questo procedimento. Assolto anche Marco Abbruzzese, alias “Lo Struzzo”, mentre il fratello Luigi, alias “Pikachu”, “reggente” della cosca rom di via Popilia a Cosenza, aveva ricevuto una condanna mite.

Per quanto riguarda i cosentini, si erano registrate le condanne di Gennaro Presta, Roberto Olibano junior, Michele Di Puppo e Giovanni Pagliaro. Era stata condannata anche Mariarosaria Maestri, la quale era stata però assolta per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Condanne erano arrivate anche per i collaboratori di giustizia Ivan Barone e Gianluca Maestri, entrambi accusati di aver perpetrato una tentata estorsione ai danni di un imprenditore di Montalto Uffugo. In totale, erano state comminate 46 condanne e 12 assoluzioni. 

Athena, gli imputati del processo d’appello